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Feli, la filippina

 

L'isoletta di San Diego è bellissima. 

Il mare di smeraldo, il cielo azzurro cotto dal sole: una ventina di ragazzini nudi, dai cinque ai tredici anni, si tuffano in quelle acque chiare scendendo verso gli scogli a venti metri di profondità. La grande barca ondeggia sulla spinta ritmica del mare, affollata di turisti eccitati e curiosi che si sporgono a guardare. I ragazzini affiorano sbuffanti con qualche ostrica in mano, nuotano verso i turisti che fanno a gara a comprarle versando 5 dollari per ogni ostrica nelle mani del padrone della barca che poi apre le ostriche davanti a loro. Ogni tanto un urlo di gioia: dentro l'ostrica brilla una piccola perla. 

Feli ha undici anni e i suoi genitori sono morti che era piccola, soffocati dalle ceneri del Pinatubo e ne ha un ricordo vago, incerto tra il sogno e il desiderio che fossero buoni giovani e belli. La sua casa è stata la strada, la sua famiglia la banda dei Sewers. Pescare perle per quegli stupidi bianchi che non sanno che ognuna di esse richiede due tuffi: uno per andarla a mettere e l'altro per portar su l'ostrica e fargli scucire dollari è l'unico lavoro che le piace anche se è faticoso. Ama l'acqua, il mare, gli esseri che ci vivono dentro perché le sembrano felici, non si lamentano mai e non fanno drammi neppure quando qualcuno li uccide. Feli invece ha paura degli squali che con le loro fauci spezzano in due i magri corpi dei suoi amici.

Rasti, un ragazzo di dodici anni dai grandi occhi ridenti e dal viso simpatico che porge l'ostrica ad una grassa signora che si mette in posa incitando il marito a fotografarla. Accanto a Rasti, ansima un bambino di sei anni che si aggrappa alla sua spalla per prendere fiato: non ce la fa più e non é riuscito a portar su alcuna ostrica. Il padrone della barca lo pungola col mezzo marinaio, urlandogli di lavorare. Il piccolo cerca aria, si riempie i polmoni più che può e poi si immerge: un'ombra scura vien su dal fondo. L'acqua si tinge di rosso. Il bambino emerge a palla urlando isterico a braccia tese. Gli spettatori gridano eccitati: un pescecane! Scattano decine di flash. Rasti afferra le braccia tese del bambino mentre lo squalo torna alla carica con le mascelle spalancate. Rasti urla e scalcia contro il muso dello squalo. L'acqua ribolle di schiuma e di sangue. I piccoli pescatori strillano spaventati e si arrampicano sulle fiancate dell'imbarcazione. Rasti tira a sé il piccolo e dall'acqua emerge soltanto mezzo bambino: non ha più né gambe né bacino. Tempesta di flash e coro di urla delle signore. Feli si aggrappa al bordo della barca e non riesce ad arrampicarsi: vomita nell'acqua. Rasti abbandona il corpo dilaniato del bambino, afferra Feli e la spinge in barca.

Andrea Mangano, sporco e affamato vede sorgere il nuovo giorno in fondo al tubo di fogna in cui ha passato la notte sveglio, spaventato, dai topi e dagli scarafaggi e si addormenta. E' scappato dall'albergo dove dei killer han cercato di ucciderlo insieme a suo padre. 

Le immagini di quanto accaduto gli tornano sfocate e sovraesposte, come se la brutalità che contengono avessero sovreccitato il sistema limbico che presiede alle emozioni, sbilanciandolo. Sono immagini che tornano ad Andrea prive di colori e questo gli risparmia il rosso del sangue di suo padre schizzato sul muro alla prima raffica. La seconda era per lui ma al killer gli si inceppò la mitraglietta e quella faccia delusa che premeva il grilletto più volte provocandone uno scatto metallico ma senza riuscire a sparare gli torna alla memoria spaventosa e buffa. Andrea si era messo a correre e non si era più fermato fino a quel provvidenziale tubo di fogna in cui era infilato senza alcun intervento della sua volontà.

Il suo cervello dodicenne non cerca ragioni, sa che se vuole sopravvivere deve nascondersi e ora che il buio si sta sciogliendo può chiudere gli occhi. Viene svegliato da un calcio in uno stinco: davanti a lui ci sono tre ragazzi e una bambina, tutti lerci e con pochi abiti laceri addosso. Che fa lì? Quella é zona loro! Lo afferrano e lo spogliano per dividersi i suoi vestiti nonostante le sue proteste. Il più grande dei ragazzi lo colpisce con un pugno in pancia facendolo piegare in due, poi gli butta le sue brache sdrucite e luride. Andrea, per non rimanere nudo, è costretto a indossarle. Un altro ragazzo, più o meno della sua età, gli dà un pizzicotto sul culo e ride: è bello grasso, potrebbero farlo allo spiedo. Andrea li guarda stralunato. La bambina, con voce infantile ma seria, propone di togliergli gli occhi: li pagano bene all'ospedale due occhi azzurri. Il ragazzo più grande dice che deve decidere il capo e lega Andrea con un fil di ferro, le braccia lungo i fianchi e poi, a calci nel sedere, lo costringe a camminare davanti a lui.

Il capo è Rasti e sta accoccolato su un materasso lercio, in una baracca dal tetto di lamiera, ai margini di un raggruppamento di casupole. Ai suoi piedi è seduta Feli e lo sta accarezzando. Rasti è avvolto da nuvole di fumo che aspira da un grosso spinello. Andrea viene spinto davanti a lui. Balbetta di essere italiano e di essere sfuggito ad un rapimento. Se lo portano all'ambasciata italiana avranno un bel regalo. Rasti lo colpisce con uno schiaffo: non si parla per primi in sua presenza e non deve dire quello che deve o non deve fare. Un grido di allarme, uno sparo. Rasti balza in piedi e urla a tutti di scappare. Spinge via Andrea e da sotto il materasso prende una pistola. Fuori una dozzina di ragazzi e bambini scappano da tutte le parti inseguiti da alcuni uomini armati di fucili che sparano loro addosso, insultandoli. Un ragazzino di dieci anni, colpito in pieno, crolla stecchito in un pollaio. Rasti lo vede e si blocca: alza la pistola contro l'assassino e preme il grilletto. L'uomo è rimasto bloccato dal terrore, ma quando sente lo scatto a vuoto del revolver alza il fucile. Andrea gli si butta fra le gambe e lo sbilancia: l'uomo cade in una fossa colma di liquame e sterco. Rasti afferra Andrea per un braccio e lo trascina con sé in una lunga corsa, senza una parola.

Solo dopo alcuni chilometri, sotto gli alberi della foresta, Rasti si ferma ansimando e Andrea si piega in due per il dolore alla milza. Rasti si siede e lo guarda: gli ha salvato la vita. Appena possibile lo riporterà dai suoi.

La banda di Rasti si ricompone e Andrea gode degli elogi del gruppo. Gli spiegano loro vita: sono soli, autonomi e autosufficienti. Il più piccolo del gruppo che ha cinque anni ripete sempre l'ultima parola degli altri, serissimo e struggente: "...sufficienti." Vivono di piccoli furti e, quando capita l'occasione, fanno qualche rapina. I padroni dei negozi hanno assoldato dei killer e han messo una taglia di 100 dollari per ognuno di loro morto.

- E oggi quel bastardo finito nel letame ha guadagnato i suoi 100 dollari facendo fuori Edi.-

Rasti ordina al suo compagno a restituire i vestiti ad Andrea, ma questi non vuole e grida che Andrea deve toglierglieli di dosso se ne è capace. Sfidato Andrea accetta: i due lottano e Andrea sta per avere la meglio quando l'altro tira fuori un coltello per piantarglielo nella pancia, ma Rasti lo atterra con un calcio, poi lo spoglia di forza e butta i vestiti ad Andrea, ammaccato e sanguinante. Feli, fa gli occhi dolci ad Andrea che ha dimostrato di essere un vero uomo e questo non piace a Rasti che reputa Feli una cosa sua.

La banda è una piccola società, piccola per il numero e l'età dei partecipanti, ma con tutti i pregi e i difetti di ogni società umana.

Andrea si lava e si veste. Rasti ha deciso di accompagnarlo all'ambasciata italiana. Andrea contento ma anche dispiaciuto. Guarda Feli che lo fissa con occhioni umidi e gli altri nuovi compagni che lo ammirano. E' la prima volta che si sente qualcuno. Tuttavia deve andare. Feli lo bacia sulla bocca.

Quando arrivano davanti all' ambasciata, Andrea afferra Rasti per un braccio e lo tira via: sta uscendo, salutato dalla guardia, l'uomo che ha sparato a suo padre. Non vuole più mostrarsi, ha paura e corre via.

Andrea torna nella banda e la gioia di Feli aumenta la gelosia di Rasti. E' un brutto periodo per la banda degli Sewers: non hanno cibo e i negozianti hanno rinforzato le squadre dei killer. Per questo molti di loro vanno, ogni tanto, a pescare perle per i turisti.

Alla sera, dopo una giornata di tentati scippi e furti andati male, si ritrovano con la pancia vuota e la rabbia dentro. Quando riescono a rubare qualcosa, lo fanno a rischio della vita.

Devono fuggire anche la polizia che nei loro riguardi usa una brutale violenza. E' una vita tremenda, sporca, piena di paura e di dolore, eppure Andrea è felice: ha trovato una famiglia, un clan, una tribù, soddisfacendo ad un bisogno essenziale che hanno tutti gli esseri umani, essere qualcuno per qualcuno. E ha trovato sopratutto Feli che è assai più esperta di quello che la sua età vorrebbe.

Un giorno in una borsa strappata dalle mani di una signora, insieme a pochi spiccioli c'è una giornale. Andrea vede una foto di suo padre e sotto c'è scritto che Walter Mangano è morto in ospedale dopo trenta giorni di coma senza riprendere i sensi. Andrea non piange. Resta zitto e solo Feli si accorge che qualcosa non va, ma non dice nulla neppure a lei. Appallottola il giornale e lo butta.

Dopo un'altra giornata sfortunata, sgranocchiando noccioline accovacciati intorno ad un fuoco, Andrea racconta ai suoi nuovi compagni una rapina che ha visto in un film, in Italia, e Rasti la trova perfetta. La mettono in atto e riescono a rimediare quasi mille dollari: un capitale enorme per Rasti e i suoi! Comprano birra, maiale e droga e fanno festa in un capannone, pieno di foglie secche. Una vera festa, con una radiolina che suona musica da ballo, e le ragazzine che ballano per loro sollevando i vestiti laceri e sporchi. Si ubriacano e fumano marijuana. Andrea si trova sdraiato sopra a Feli che dolcemente gli insegna come si fa l'amore... Rasti, drogato e fuori di sŠ, si butta sui due con un coltello in pugno e squarcerebbe la gola a Feli se Andrea non la proteggesse col proprio corpo: la lama gli squarcia una spalla, dall'omero al cuore. Feli urla ma Rasti finirebbe Andrea se non irrompessero nello scantinato cinque uomini armati che sparano in aria e urlano di alzare le mani: stanno cercando un fregnetto biondo e non vogliono ammazzarlo per errore!

Rasti rovescia una lanterna con un calcio e le foglie prendono fuoco. Urla ai suoi di scappare. Il più piccolo sgambetta via ripetendo come sempre l'ultima parola e uno degli assalitori lo uccide con un tremendo calcio.

Feli, sdraiata su Andrea coperto di sangue, allunga una mano verso una pozza di morchia e la passa sui capelli del ragazzo, ma uno degli armati lo indica agli altri:

- E' quello! Prendetelo!-

Feli si aggrappa a uno degli aggressori graffiandogli la faccia come una furia. L'uomo bestemmia e le spara una fucilata nelle gambe. Un colpo di pistola lo centra al volto: Š stato Andrea a sparare. D'istinto un altro gli spara nel ventre. Andrea vacilla e crolla tra le fiamme che si levano altissime alimentate dalle foglie secche.

Feli si butta su di lui cercando di spegnere il fuoco. L'assassino di Andrea urla agli altri con rabbia:

- L'italiano è morto! Ammazzateli tutti questi topi di fogna!-

Ma il fumo e le fiamme rendono le cose difficili. Uno degli assalitori arretra e un ragazzo lo colpisce alle spalle con una bastonata al capo. Da dietro un rottame di carro Rasti si butta con un forcone contro l'uomo che ha ucciso Andrea ma questi riesce a scansarsi e gli spara.

Rasti, bagnato del suo stesso sangue, i capelli bruciati dal fuoco, si trascina verso Feli e la afferra per un braccio per tirarla via da Andrea che aggrappato a lei sviene fra le sue braccia. L'assassino di Andrea leva il fucile di nuovo contro Rasti ma non riesce a premere il grilletto: un'espressione di stupore e di dolore gli gonfia il volto, poi urla rauco: Rasti gli ha piantato il forcone nel ventre. L'uomo cade sulle ginocchia e Rasti gli strappa il fucile dalle mani e spara su un altro degli aggressori: fuoco e fumo rendono l'aria irrespirabile e non si vede più nulla.

Feli solleva il corpo di Andrea, i lunghi capelli strinati dalle fiamme, mentre Rasti viene abbattuto da due fucilate. Crolla un trave avvolto dalle fiamme che fa giustizia dell'assassino. Si sentono le sirene della polizia e intorno al capannone incendiato si è raccolta una piccola folla. Un agente col megafono urla a tutti di uscire senza armi e con le mani in alto: dal grande fuoco e fumo del capannone, esce soltanto Feli con Andrea svenuto fra le braccia. La ragazza è sotto shock, annerita, bruciacchiata, stralunata. Da una berlina scura scendono due uomini eleganti che le corrono incontro: sono dell'ambasciata italiana. Da un'autoambulanza scendono due infermieri con una barella e portano via Andrea morente. Lisa non vuole lasciarlo e un poliziotto sta per colpirla col calcio del fucile ma interviene l'addetto all'ambasciata italiana, la protegge, la fa salire nella berlina, cerca di calmarla, di farla parlare. Feli piange.

Andrea muore dopo aver raccomandato Feli al prete che che lo benedice: così la piccola viene portata a Roma e affidata ad un collegio di suore.

Feli riesce ad ottenere il diploma di maestra ma raggiunti i diciotto anni per trovare lavoro deve accettare di fare la domestica. Quando sul bus si trova a contatto con Primo, il ricordo di Andrea si è sbiadito e la sua faccia si confonde con quella di troppi imbecilli biondi che ogni giorno la guardano con disprezzo.

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