FICCANASO
Home Su GelidaFiamma 1T. GelidaFiamma 2T. LIBIDO(it) sogg Cu2O Cu2O 1 parte La preda facile Notturno con grida FICCANASO Cosi_dolce_cosi_perversa Venere + Cu2O 1 tempo Crociera del Revenge A come Assassino Le storie di Camilleri

 

home                                                           ritorna a "Il Dito di Dio"                                           torna ai gialli

 

IL FICCANASO

 

Anche stavolta è in ritardo. In ritardo alla nascita secondo i calcoli della madre, in ritardo a scuola dove ha ripetuto due volte ogni anno di liceo senza arrivare al diploma, in ritardo nelle consegne.

Luciano Amodio attraversa il garage di corsa gridando il nome di Gustavo e balza sul furgone della lavanderia che sta in fondo, in quarta fila.

Gustavo, il garagista, corpulento, sbuffante, entra nell’auto della prima fila e dà gas, spostandola. In seconda fila c’è un omino intento a pulire il cruscotto con grande cura.

Luciano dà un colpetto col clacson per mettergli fretta ma quello non se ne dà per inteso e allora avvia il furgone e lo lancia con un rombo verso l’uscita zigzagando tra le altre auto, ma non riesce a pasSare indenne e porta via lo specchietto della macchina dell’omino che resta allibito con la pelle di daino in pugno.

I palazzoni del condomino fanno squallida cornice al consueto caos del traffico: auto, camion, bus, frotte di motorini e pedoni arrabbiati lottano nelle strette strade tentando di non arrivare ritardo agli appuntamenti quotidiani.

Luciano cerca di destreggiarsi e volteggia col furgone tra le macchine sollevando proteste rumorose. Il suo orologio da polso emette un beep, è il segnale per la pillola antiansia del mattino. Luciano ne pesca una con dita già scosse da un liete tremito nervoso e la inghiotte: è in ritardo. Dà un’accelerata esagerata e il motore si ingolfa e si spegne.

Luciano tenta di riaccenderlo girando la chiavetta d’avviamento ma il motorino emette un lamento dantesco e non avvia. Dall’auto dietro si leva un muggito da toro, minaccioso. Luciano riprova ad avviare ma il motorino non ce la fa. Il testone di un uomo volgare e imbufalito si sporge dal finestrino mentre con una manona tiene pigiato il clacson.

- Uuuh! – muggisce.

Luciano salta giù dal furgone e punta un dito verso il cofano dell’auto dietro alla sua:

- Oh guarda che t’è rimasto tuo padre chiuso nel cofano! Senti come si lamenta…- e all’indice unisce ora, ben steso, il mignolo. Giallo fegato il guidatore dell’auto strizza la boccona a culo di gallina e con una vocetta inaspettata e un tono assurdo in quel faccione, ribatte piccato:

- Cornuto sarà lei. Io non sono neppure maritato. -

Dice proprio così "maritato" e mostra le ditone della mano sinistra senza anello-

- E ti credo. Stronzo come sei, questo è l'unico anello che hai visto, no?- Luciano forgia un anellone con le dita in un gesto inequivocabile.

Qualcuno sghignazza, l’omone si ritrae offeso e Luciano si mette a spingere il furgone sul lato della strada.

Anche di sera Luciano è in ritardo e , nuovamente al volante del furgone, dribbla le auto del centro.

E’ quasi buio, le luci delle vetrine sono accese, centinaia di auto e di bus cercano di riportare a casa la gente dal lavoro. Qualche negozio abbassa già le vetrine.

Con una manovra spericolata, salendo sul marciapiede, Luciano parcheggia il furgone dietro la palina della fermata dell’autobus, proprio di fronte all'ingresso di un supermercato. Un vigile fischia e Luciano gli grida:

- Un attimo! Servizio!- e si fionda o1tre le porte a vetri.

Il pubblico sta uscendo dal supermercato perché è l’ora di chiusura, ma Luciano fende la folla in senso contrario: ha promesso un regalo a Francesca e non vuole mancare di parola.

- Signore, scusi. Il magazzino chiude. -

- Un affare urgente, biancheria per signora. Dov’è? - L'inserviente lo guarda strano e poi gli dice:

- Secondo piano.-

Luciano si precipita verso l’ascensore. Le portiere si aprono, automatiche, e la gente esce. Luciano entra nell’ascensore vuoto e pigia il pulsante per il secondo piano. Le portiere si chiudono e l'ascensore inizia la salita. Passa il primo piano e poi di colpo si ferma.

Le luci si spengono. Luciano grida, picchia i pugni sulle portiere chiuse. Cerca a tentoni i tasti, li pigia tutti compreso quello con su scritto ALLARME ma l’unico risultato è che si accende una luce rossa dentro l’abitacolo.

Due ore dopo, disperato, Luciano sta ancora cercando di scostare i pannelli della porta. Si torce tutto perché gli scappa pure un liquido bisogno.

L’ascensore sembra una stanza blindata, non c’è verso di smuoverlo.

Luciano non può resistere oltre e si volta verso un angolo e piscia.

Forse è questo che rimette inb moto il motore perché l’ascensore riparte e si ferma al secondo piano: reparto biancheria femminile.

E’ buio ma si distinguono i contorni di manichini gelati in gesti che ora a Luciano sembrano minacciosi.

Si muove lentamente come se stesse entrando in un mondo fatato, gelato da qualche incantesimo. I manichini con le pellicce sembrano lupi mannari pronti a ghermirlo e un manichino vestito da una lunga camicia da notte bianca sembra un fantasma con le braccia spalancate.

Luciano si aggrappa all'orlo di un bancone e procede brontolando a voce alta per farsi coraggio: ci sarà pure una scala….

Urta qualcosa e viene travolto da una valanga di mutandine, reggiseni, collant, giarrettiere... urla e annaspando i trova fra le mani un bel paio di mutandoni col gambale orlato di pizzo: ecco questo era il regalo che voleva fare a Francesca. Tanto vale metterselo in tasca. Però poi ci ripensa: e se poi lo accusano di furto? Meglio lasciare i soldi. Quando costerà?

Luciano si fruga in tasca e accende un fiammifero per vedere meglio l’ambiente e illumina una faccia pallida di morta. Urla. Si brucia. Balza indietro esi sente agguantare per la giacca.

- Volevo pagare ... è stato l’ascensore che...- ma é trattenuto dal dito arcuato di un altro manichino che ora sbilanciato gli rotola ai piedi. La testa con la parrucca si stacca dal busto e si ferma un metro più lontano.

Luciano cerca di farsi coraggio. Lascia un biglietto da cinque accano alla cassa. L'orologio che porta al polso fa un beep e l’ora della pillola. Luciano se la ficca in bocca: meno male che é un calmante... metti che era depresso e che gli avevano dato un eccitante...

Drinn. Driiin.

Lo squillo chiaro e perentorio di un telefono lo fa trasalire poi annaspa disperatamente nella direzione del campanello. Telefono vuol dire possibilità di chiedere aiuto.

Urta contro uno sgabello, rovescia una pila di scatole, arriva ad un latro bancone. Ecco il telefono. Lo agguanta e solleva la cornetta. Dice d’un fiato:

- Sono Luciano. Sono rimasto chiuso dentro! Venite a prendermi! Non sono un ladro! C’ho pure il furgone fuori e volevo comprare un regalo per Francesca e… pronto?! – Per un po’ nessuno risponde.

Luciano scuote il ricevitore e finalmente una voce rauca, sussurrata, arriva al suo orecchio:

- Morirà Gustavo...-

- Eh? Pronto! Cosa? Senta io ... che ha detto?-

- Morirà Gustavo ... morirà ammazzato con un tubo in bocca...-

- Ma...pronto? chi parla?-

La voce rauca e sussurrata ha un cachinno e poi continua sullo stesso tono

- Luciano Amodio. -

- Sì, ma chi parla. -

- Lulciano Amodio. -

 Luciano Amodio sono io, ma lei chi è?

- Luciano Amodio. -

- Senti, stronzo...- Luciano sta perdendo la pazienza, ma al telefono la voce continua serafica e bassa:

- Io sono il tuo io ....ricordati: morirà Gustavo con un tubo in bocca…-

- Ma che cazz...Pronto! Prontooooo!- ma il telefono ora é muto. Luciano sbatte sulla forcella: niente, muto e isolato.

- Porca vacca, porca va, porca vacca.- Luciano si strizza le mani disperato. Si sente sudato Freddo. Si passa una mano sulla faccia.

- Porca vacca mi sento pure male..- tutto gli gira intorno. Si lascia andare su una pila di materassi e chiude gli occhi.

Le donne delle pulizie entrano al supermercato subito dopo l’alba. Scope, secchi e lucidatrici. Chiacchierano ad alta voce fra loro, scherzano. Mimetizzato fra le pellicce Luciano le spia e poi guadagna a passi di lupo la porta sul retro su cui legge EXIT. Sicuro di non essere stato visto.

Non appena é uscito le donne tacciono. Si guardano. La più vecchia dice:

Chiamiamo la polizia o no? –

Sarà un povero ladro…- dice un’altra

- Mica siamo guardie noi – dice una terza e inizia a pulire, ma si ferma colpita da un pensiero:

- E se era islamico? Oddio ha messo una bomba!!!! – molla la lucidatrice e tutte le altre gettano via le scope e scappano starnazzando: poliziaaa!!!!Poliziaa!

Luciano dribla le auto col furgoncino pieno di multe come un albero di natale. Frena davanti ai palazzoni del condominio in cui abita.

Salta giù, gira dietro e apre le portiere posteriori del furgone: dentro ci sono pacchi di abiti avvolti in carta, evidentemente puliti e stirati da consegnare. Strappa un largo pezzo di carta e ci avvolge i mutandoni da donna, poi recupera un nastro da una camicia da notte e confeziona un pacco regalo. Chiude le portiere e schizza all'interno di uno dei palazzi. Si ferma davanti all'ascensore ansimante, sta per entrare ma poi si ricorda della nottata e sale le scale a tre gradini la volta. Va a suonare ad un campanello sotTo la targa: dr. Paolo Gherardi.

Apre Francesca, un belladonna sui venticinque anni, lo sguardo intelligente che si illumina di simpatia vedendo Luciano. L’orologio da polso di Luciano emette un suo segnale : mamma mia com’è tardi! E già tempo della pillola del mattino! Luciano dà a Francesca il suo regalino e vola giù per le scale tacitando le domande della donna con poche frasi gridate: é in ritardo, ha passato una notte da incubo, poi le dirà, é successo di tutto e può darsi pure che trovino Gustavo morto ammazzato con un tubo in bocca!

Francesca sorride e scuota il capo: matto d’un Luciano! La sera prima avrebbe dovuto andare al cinema con lei e Paolo e invece non si é visto e adesso la sveglia alle otto per darle un regalo...

Osvaldo, il padrone della lavanderia per cui Luciano fa le consegne, è un greve che si è fatto da solo e gli è riuscito abbastanza male. Tiene un ditone calloso sotto il naso di Luciano: ha fatto nottata col furgone suo per andare a mignotte, sicuro!

Luciano cerca di spiegare che è stato l’ascensore...

- Le mignotte nell’ascensore?- tuona Osvaldo, e Luciano rinuncia, meglio partire subito per le consegne portandosi dietro una cupa minaccia di licenziamento.

Ed eccolo di nuovo saettare nel traffico col furgoncino: i calzini e le camicie per il commendatore! Le mutande e il busto alla signora! Tonache e zucchetti e dolce-vita al monsignore!

Luciano é veloce sul lavoro, simpatico con la battuta pronta. Ma quando, uscendo dal monsignore trova nel furgone due poliziotti in divisa che rovistano nelle camicie del ragionier Rossi, ha un attimo di confusione.

- Scusate, ho sbagliato. - Ma gli agenti lo afferrano saldamente:

- No, hai proprio indovinato invece. -

Scattano le manette e Luciano le guarda incredulo.

- Il furgoncino…- balbetta, la voce già coperta dalla sirena dell'auto, che lo porta in questura.

Francesca è già là e nel vederla a Luciano gli si allarga il cuore. Vorrebbe abbracciarla ma le manette glielo impediscono. Dietro, a Francesca c'é Paolo ed entrambi lo guardano costernati e mogi. A fare tre é un commissario giovane giovane con poca barba sul mento (Lucio Camilleri)

- Ma toglietegli le manette!- esordisce seccato il commissario e subito gli agenti obbediscono.

- Ha opposto resistenza?-

- Non gliene abbiamo dato il tempo. Gli abbiamo messo subito le manette.-

Francesca si guarda le punte delle scarpe: è colpa sua, ma quando hanno trovato Gustavo ... bè, le è scappata quella maledetta frase... Luciano ancora non capisce:

- Trovato Gustavo? Come trovato Gustavo?-

Paolo sospira: col tubo in bocca, proprio come ha detto lui. Luciano sbatte le palpebre: detto io??

Il commissario interviene innervosito: deve interrogarlo, mettere a verbale. Perché è accusato di omicidio.

Luciano si siede così lentamente, la bacca aperta, gli occhi spalancati che tutti trattengono il fiato finché tutto il peso non é appoggiato sul sedile.

Adesso la sua bocca si arrotonda in una perfetta "O" che tarda a prendere suono, poi finalmente comincia:

- Oooo….micidio??-

Il commissario lo informa gelidamente che Gustavo Cecconi, il garagista del condominio in cui sia lui che i coniugi Gherardi vivono…

Francesca interrompe per precisare che non sono coniugi ma semplici conviventi. Il commissario scrolla le spalle: insomma Gustavo è stato trovato morto asfissiato con un tubo di gomma collegato al tubo di scappamento di un auto.

Suicidio?

Difficile, aveva le mani legate dietro la schiena. Inoltre i coniugi Gherardi, pardòn conviventi, hanno riferito che Luciano un’ora prima che fosse scoperto il corpo del povero garagista ne aveva descritta la fine.

Francesca é mortificata ma Luciano la consola:

- Posso spiegare tutto...-

- Benissimo. Mettiamo a verbale.- il commissario Camilleri fa cenno all’agente dattilografo che leva le dita sui tasti del computer.

- Dunque: io sottoscritto Luciano Amodio, eccetera.eccetera ... dichiaro che, due punti..- 

Il commissario fissa Luciano studiandolo, poi scuote la testa e sbuffa:

- Mica ce l’hai la faccia da assassino. Come facevi a sapere del garagista?-

- Me l’han detto per telefono. -

Il commissario sobbalza: per telefono? Col cellulare? E chi?

- Luciano Amodio. Ma non ho il cellulare…-

- Cercate subito questo Amodio- urla Camilleri ma poi si blocca, gli punta un dito contro - ma Amodio Luciano sei tu! –

Luciano annuisce.

- La voce di un uomo che dice che è il mio io. -

- Al telefono che non hai… -

- Era appena suonata la sveglia di mezzanotte. -

- Perché tu a mezzanotte metti la sveglia?-

-Sì, per ricordarmi di prendere le pillole che mi ha dato lui.- indica Paolo che si affretta a precisare di essere medico e che le pillole sono antiansia.

Il commissario sta cominciando a innervosirsi:

- Allora, ieri notte, a mezzanotte, subito dopo la sveglia é stato svegliato dal telefono .... Eri a letto?-

-No,no. Io non ho il telefono neppure a casa.-

- E allora confessa!-

- Mica mi ha chiamato a casa!- dice Luciano.

- Ah no?? E dove?-

- Al supermercato...-

- A mezzanotte. Al supermercato a mezzanotte...-

- A mezzanotte i supermercati non sono un po’ chiusi? Ma tu hai sentito il telefono e sei entrato...- sfotte acre Camilleri mentre l’agente batte come un disperato sulla tastiera del computer.

- No. Io ero già dentro. Chiuso dentro. -

Il dattilografo si blocca e dice terminando la frase:

-...da assassino, punto. Come facevi a sapere del garagista? Punto interrogativo. Commissario, mi ho rimasto indietro...-

- Ricominciamo daccapo. Io ho detto: mica ce l’hai la faccia dell’assassino.-

Passano le ore.

Luciano ha la luce in faccia. Camilleri é stravolto, sudato. Il dattilografo tiene i polpastrelli a mollo in un bicchiere d’acqua.

- E hai pisciato nell’ascensore.-

- Che altro potevo fare? Se ho sporcato, laverò!...-

Si sente un vociare di donne. Bussano alla porta. Camilleri sbraita un "avanti" incazzato. Entra un maresciallo con le donne delle pulizie del supermercato. Le donne puntano indici accusatori contro Luciano:

- E’ lui! E’ il ladro! Si è fatto chiudere nel supermercato ieri sera e stamattina se l’é filata credendo che nessuno lo vedesse! –

Luciano si alza di scatto e abbraccia il mazzo di donne accusanti: meglio ladro che assassino!

Ma non è neppure ladro: ha lasciato cinque euro in cambio di un paio di mutandoni da donna che ha regalato a Francesca.

Alibi provato. Il commissario Camilleri lo deve rilasciare.

Spaghetti alla carbonara per riprendersi dallo shock in compagnia di Paolo e Francesca. Paolo cerca di buttare tutto a ridere: meno male che quelle donnette hanno avuto paura che fosse un terrorista altrimenti gli davano pr un paio di mutande da donna.

Francesca sorride: le ha messe in onore di Luciano, e solleva la gonna per mostrare i gambalini di pizzo, poi ridiventa seria: secondo lei Luciano ha avuto un messaggio paranormale.

Paolo le tocca amabilmente la punta del naso: dovunque ficchi il nasino trova sempre cose paranormali, invece al massimo si é trattato di una allucinazione e di una banale coincidenza. Probabilmente c’entrano anche gli ansiolitici che gli ha dato.

Luciano è perplesso; secondo lei invece è stato un figlio di mignotta che ha cercato di incastrarlo. Ma effettivamente deve ammettere che l’idea di un assassino che gli telefoni il delitto é alquanto incredibile.

Francesca si irrita, secondo lei i fenomeni paranormali sono più che provati. Chiaroveggenza, telepatia, telecinesi sono tutte cose accertate e spesso le persone ritardate di mente o in crisi di sviluppo sono le più dotate.

Non è proprio un complimento ma Luciano lo prende per tale e guarda con occhioni dolci Francesca: anche il cameriere si accorge che lui è innamorato cotto della moglie, pardòn, della convivente di Paolo Gherardi ma Amodio Luciano è convinto di covare un grande amore segreto. Paolo lo guarda a sorride divertito.

Il furgoncino serpeggia di nuovo agile, prepotente e fischiato dai vigili rnel traffico caotico della città.

Biancheria lavata e stirata pronta consegna!

Luciano non prende più ascensori e si galoppa tre piani a piedi col pacco dei pedalini e delle camicie per il ragionier Rossi.

Il ragioniere in persona gli apre e subito gli strappa il pacco dalle mani, straccia la carta che lo avvolge, butta all'aria calzini e camicie e ruggisce verso la moglie e le figlie:

- Questa é la roba mia! Questa! E non questa!- e butta addosso a Luciano biancheria intima da donna, tutta nera con fiocchetti rossi.

Moglie e figlie guardano il ragioniere con un sorrisetto di scherno: i più turpi vizi si annidano nelle persone più insospettabili….

Luciano cerca di spiegare: ma no, è che lui che si è sbagliato, il reggipetto non è del ragioniere, e che ci reggerebbe poi? La verità è che quando ci mette le mani la polizia non si capisce più un…

Driiin!

Luciano già corre via mentre il ragioniere va a rispondere al telefono ma la voce del cliente lo blocca a mezza scala: é lei Luciano Amodio? E’ per lei!

Luciano torna su stupefatto: per me' Prende la cornetta, timoroso: vuoi vedere che é il principale che…

- Pronto? -

- Carla Foscari...- è la maledetta vocetta che gli annunciò la morte di Gustavo. Luciano supera lo stupore e dà la stura prima alla propria, indignazione. Poi quasi supplica di lasciarlo in pace. Quando ha finito la vocetta continua imperterrita:

- Ho detto Carla Foscari via Arbia 37.-

-L’hai detto, l’ho sentito...ma che vuol dire?-

- Vuol dire che stanotte morirà ammazzata.-

- Ma… chi sei, ah disgraziato che vai in giro ad ammazzare la gente per il gusto di dirmelo a me? -

- Io sono te, io sono il tuo io. Sei tu che vai in giro ad ammazzare la gente. - la vocetta cachinna e termina con una raccomandazione - Ricorda: Carla Foscari via Arbia 37 stanotte...-

Luciano é sconvolto. Guida il furgoncino in un turbine di pensieri: che fare? andare alla polizia?

E se quella tizia poi risultasse già ammazzata? Quelli gli danno l’ergastolo davvero ... Non starà diventando matto che sente le voci al telefono? Ma no, il ragionier Rossi lo ha chiamato.. non sarà mica una vendetta di quel pirla di ragioniere per lo scambio della biancheria .... Sì, figurati, e andava ad ammazzare Gustavo e adesso quella ... come ha detto? Carla Foscari, via Arbia 37...

Luciano frena bruscamente e si segna nome e indirizzo su un pezzo di carta. Visto mai che poi se lo dimentica ... quando se lo dimentica? Ce l’ha stampata nel cervello quella schifosa vocetta...

Avesse ragione Francesca: fosse, com’ha detto? un paranormale...

Francesca è tutta eccitata, batte le mani per la gioia: ha i poteri ha i poteri! Non c’è più dubbio ormai! Ha i poteri! E butta le braccia al collo al frastornato Luciano che non riesce neppure ad approfittare per stringerla a sé e resta con le braccia rigide e spalancate:

- Tu dici?- balbetta.

Francesca é sicurissima: Luciano ha i poteri. In qualche arcano modo sente una voce che gli annuncia in anticipo fatti delittuosi.

- Ma guarda che la sento al telefono...- protesta debolmente Luciano ma Francesca alza le spalle: che importa dove la sente? Ci sono casi di paranormali che la sentivano dentro un imbuto... in ogni modo ogni possibile dubbio svanirà quella notte stessa, in via Arbia 37.

Luciano fa un salto indietro: che vuol fare? Andarci?

Francesca lo fissa in un modo così nuovo che Luciano si sente rispondere:

- Certo, ci andiamo e senza dire nulla a nessuno.-

Così non ci saranno inquinamenti possibili e se quella Carla Foscari verrà uccisa i poteri paranormali di Luciano saranno superprovati. Francesca si stringe a lui: é tanto tempo che sogna di incontrare un uomo coi poteri!!!

Luciano adesso ammazzerebbe quella tal Carla Foscari di sua mano pur di non deludere Francesca...

La palazzina di via Arbia 37 è graziosa. Facciata bianca e cancelletto con una rampetta di scale porta all'uscio di ingresso. Francesca e Luciano spiano dall'auto. Tutto è buio e tranquillo.

- Sono tutte garçonnière...- sussurra Francesca indicando il villino. L'orologio sveglia da polso di Luciano gli ricorda con uno squillo che é il momento della pillola.

Luciano si fruga: maledizione le ha finite!

- Cerchiamo una farmacia notturna, non posso interrompere ld cura...-

Francesca lo zittisce e gli artiglia un braccio: attento! La porticina si muove!

Luciano sente un brivido di paura e guarda la porticina del 37 che effettivamente si sta aprendo lentamente di qualche centimetro ma dentro é buio e non si vede nessuno.

- Miaaaaooo…-

Il miagolio fa sobbalzare Luciano come se fosse una sparo. Dalla porta socchiusa esce lentamente un gatto che si inarca e miagola di nuovo.

Francesca apre la porta e chiama il micio con una serie di piccoli suoni occlusi: il gatto scende alcuni scalini poi si ferma e le miagola disperato, quasi un appello. Francesca scende nonostante il tentativo di Luciano di fermarla. Sale gli scalini e prende il gatto in braccio, lo accarezza e poi fa cenno a Luciano di seguirla.

Luciano non vuole ma Francesca fa gesti imperiosi e alla fine Luciano cede: sale la rampa di scale come se portasse direttamente alla ghigliottina. Sulla porta c’é un cartoncino "Carla Foscari - massaggiatrice".

Francesca spinge l’uscio aprendolo del tutto, poi agguanta Luciano e lo spinge dentro per primo. Luciano oppone resistenza ma Francesca lo spinge più forte:

- Prima tu che sei uomo…-

Intanto all’esterno, alcune ombre si avvicinano alla casa.

Luciano continua a farsi spingere nel buio e protesta con Francesca cercando di svignarsela. Inciampa in qualcoasa e perde 1'equilibrio: allunga una mano per reggersi e tocca il corpo di Carla Foscari: il contatto gli trasmette una tremenda scossa mentre i contorni del corpo della donna legata su una sedia, col capo reclinato all’indietro e quelli di Luciano diventano luminosi e azzurri.

Luciano urla e balla sotto l’elettroshock.

Si accende un lampadario e una mano strappa un cavo che va alla sedia della morta: è la mano del commissario Camilleri

- Adesso mi spieghi come hai fatto ad arrivare qui. - la voce del commissario è dura, accusatrice. Luciano si stringe nelle spalle e balbetta:

- Passavamo…-

Adesso la stanza di Carla Foscari é piena di agenti della scientifica e di fotografi. Camilleri sta cercando di ricavare il massimo da Luciano interrogandolo a martello:

- Mai vista quella donna. - si difende Luciano dall'accusa di sfruttamento della prostituzione.

- Era un uomo, non una donna - taglia corto Camilleri strappando la parrucca che ha in testa la morta. In effetti sulla sedia ora c’é un uomo pesantemente truccato ma inequivocabilmente maschio.

Luciano piagnucola a mani unite davanti a Camilleri: possibile che pensi che se la fa coi froci!

Camilleri alza le spalle: ognuno ha i suoi difetti. Il morto si chiamava Carlo Foscari e prostituiva. L’ha ucciso quando si é accorto che era un maschio?

Francesca non ne può più e sbotta: basta! Luciano ha i poteri! Luciano ha sentito le voci! Lei può testimoniare ... E’ stato con lui tutta la sera.

Luciano é un po’ abbacchiato e Francesca non. ne vede il motivo: possibile che non si renda conto della sua grande fortuna? Luciano la guarda incredulo:

- Fortuna?

Francesca annuisce entusiasta: fortunissima! Lui diventerà famoso e ricco come Cagliostro, come Nostradamus, un veggente, un profeta, uno che sente le voci.. I

- Al telefono! Francesca, al telefono. Se prendo quel figlio di mignotta che…-

Francesca ride: davvero crode che gli assassini telefonino i loro delitti prima di compierli?

Messa brutalmente così la cosa pare improbabile, più improbabile che "i poteri"…. E poi c’é sguardo adorante di Francesca vale più di tutto per Luciano.

Sul pianerottolo dell'appartamento di Luciano, ansanti per le scale fatte a piedi perché ora Luciano diffida degli ascensori, Francesca gli sussurra che ora non lo lascerà più perché vuole essere presente al manifestarsi del prossimo fenomeno.

- Adesso mi interessi più di ogni altra cosa...-

- Anch’io…- si impappina Luciano – te lo volevo sempre dire ma…-

- Ssst! - lo zittisce Francesca, d’imperio e gli indica la porta dell’appartamento socchiusa: c’è qualcuno in casa di Luciano, che subita arretra sibilando:

- L’assassino…- ma non è l’assassino sono gli operai di Telecom che gli stanno mettendo il telefono. Luciano va in escandescenze: il telefono, no! Perché proprio adesso!? Gli operai lo guardano sorpresi: ma se son tre mesi che ha fatto domanda!

- Appunto! Tre mesi fa lo volevo e adesso non più!-

Gli operai si stringono nelle spalle, se vuole può dare la disdetta ma il sistema più veloce per farselo togliere e non pagare le bollette.

Luciano strepita che lui non lo vuole adesso, subito. L'operaio alza la voce seccato: c’è stato ance un sollecito.

-E chi ha sollecitato?-

L'operaio controlla un foglio e poi scandisce

- Amodio Vercingetorige. -

- Mio padre!- stupisce Luciano. Poi si dà una manata in fronte: gliel’aveva detto lui di sollecitare, un mese prima.

- Sto Vercingetorige c’ha pure aperto casa un’ora fa e adesso le do a lei le chiavi…-

Luciano le prende e fissa con ostilità il luccicante nuovissimo apparecchio telefonico che gli hanno messo sul comodino accanto al letto,

Quelli della Telecom se ne vanno e Luciano si lancia sul cavo telefonico e lo strattona per strapparlo.

Francesca lo ferma con un grido: se il telefono è il mezzo per i suoi poteri non deve distruggerlo! Luciano strappona di nuovo.

--Dormo io con te. Non avere paura! -

Luciano resta col cavo in mano trasognato: guarda Francesca imbambolato e la donna gli sorride levandogli il cavo dalle mani.

Luciano sente musica di violini mentre Francesca comincia a spogliarsi senza pudore:

- Che giornata! Sono stanca morta. - si infila quasi nuda nel letto e gli raccomanda: Se senti la voce svegliami….-

Luciano è ancora tutto vestito, incerto, poi comincia a spogliarsi. Suona il campanello d’ingresso e Luciano apre ed irrompe Paolo con la copia di un giornale: è tutto agitato e va dritto da Francesca. Luciano si fa avanti per spiegare ma Paolo non bada neppure al fatto che Francesca è nel letto di Luciano e le spalanca il giornale davanti: bel guaio che ha fatto!

Sul giornale c’è una foto di Luciano con sotto scritto "il mago di Roma". Si parla delle sue doti di veggente e delle strane "coincidenze" con vari delitti su cui sta indagando la polizia.

Francesca si stringe nelle spalle: mica l’ha fatto apposta a dare la notizia alla stampa! Al commissariato li hanno interrogati per tutta la notte precedente e qualche giornalista avrà saputo...

- Qualche? Qui c’é anche il tuo nome e il nostro telefono squilla in continuazione. Fortuna che Luciano non ha telefono...- si interrompe perché vede l’apparecchio sul comodino.

Luciano spiega che gliel’hanno appena messo.

Paolo sembra sollevato: allora nessuno conosce il numero. Potranno dormire:

- Tu permetti che dorma qui anch’io, vero?-

Luciano ha un gesto di rassegnazione, mortificato che Paolo non abbia neppure considerato la possibilità che lui e Francesca...

Luciano vorrebbe dormire gul divano cedendo il suo posto a Paolo ma il medico, non vuole assolutamente: a dormire sul divano sarà lui.

Così Luciano si corica a fianco di Francesca mentre Paolo si sdraia sul divano. Paolo gli sorride:

- Buonanotte e grazie. -

La luce é spenta ma Luciano è sveglio Sente il profumo di Francesca che già dorme al suo fianco Lentamente fa camminare le dita fino a sfiorarle i capelli. Driiin!

Sobbalzano tutti e tre. Luciano solleva la cornetta: una voce greve chiede

- Er mago de Roma?-

- No, quello de li mortacci tua!- Luciano sbatte giù il ricevitore. Tutti tornano a dormire.

Luciano, di soppiatto allunga la mano e stacca la cornetta attutendone il tu-tuut col proprio cuscino.

Socchiude gli occhi, cullato dal tutuuut e aspirando il profumo di Francesca a cui osa sfiorare un piede col suo, da sotto le coperte. Francesca si volta per dargli una sbirciatina ma Luciano finge di dormire. Tu-tuuut .... Tu-tuuu…Tu-tuut…

Il monotono suono cessa senza motivo e Luciano spalanca ali occhi sorpreso. Dopo una suono gracchiante dalla cornetta staccata esce la vocetta che lui ben conosce:

- E’ il tuo io che parla.... Luciano Amodio. Lo so che non dormi. La prossima vittima sarà…- ma Luciano urla e riattacca la cornetta:

- Non lo voglio sapere!-

Francesca e Paolo, svegliati di soprassalto, cercano di calmarlo. Luciano é sconvolto: indica il telefono e quando riesce a spiegarsi, Francesca solleva la cornetta mentre lui si tappa disperato le orecchie.

Tu-tuut ... Tu-tuut...

C’è solo il regolare segnale di linea libera. Francesca sorride a Luciano posando la cornetta: vede? Il telefono è solo il medium, lui la voce la capta attraverso i propri poteri paranormali. Luciano grida che lui non vuole sentire nessuna voce, che qualche figlio di mignotta gli ha fatto mettere il telefono apposta, ma che adesso lui lo incastrerà perché va dritto alla polizia a chiedere che gli mettano l’apparecchio sotto controllo! I

Intanto si è vestito in fretta e furia ed esce sbattendo la porta.

Paolo guarda Francesca scocciato: tutta colpa sua! Con le sue fissazioni su telepatia e quelle altre frescacce.

Francesca ribatte per le rime ma Paolo la agguanta e la scuote:

- Senti, bella, se vuoi andare a letto con quell’imbecille, padronissimal Ma non c’é bisogno che g1i inventi poteri magici, capito?-

Francesca si indigna al massimo e grida:

- Schifoso maschilista retrogrado! Luciano non ci ha mai provato con lei! Mai! Che abbia una cotta é evidente, ma se pensa... –

Paolo ride sarcastico:

- Sì, penso proprio quello. Luciano non so come ma si inventato tutto per farsi trovare interessante da te ... lui la sapeva di questa tua fissazione...altro che paranormale, sai cos'’é? Un paraculo!-

Luciano esce dalla Questura Centrale solo in parte rassicurato. Gli hanno detto che ci vorrà tempo per mettere il suo telefono sotto controllo e il permesso del giudice, tuttavia gli hanno concesso di fare regolare richiesta.

Luciano ferma il furgoncino davanti al bar del suo quartiere. Prima ancora di entrare lo ferma un amico e lo sfotte chiedendogli se può predirgli la data della propria morte. Luciano lo scosta scocciato: quando non lo sa, sicuro però che morirà ammazzato. L'amico ride ma altri gli fanno morire la risata sulle labbra perché gli dicono di stare attento: pare che Luciano ci azzecchi sempre. Entra nel bar e adesso la gente che si avvicina lo fa con un certo rispetto e una certa paura: davvero é in grado di predire a tutti la data della morte?

Luciano si schermisce come può, cerca di girarla in battuta ma ci riesce male. Suona il telefono, e il barista va a rispondere, poi chiama: -A Luciano, è per te!-

- Non rispondo al telefono! - scatta subito Luciano, butta giù il cappuccino che aveva ordinato e se la squaglia ma la voce del barista lo blocca con una frase che è come una coltellata nella schiena:

- Ah Luciano, dici che il prossimo é l’avvocato Ubaldo Malavoglia!-

La targa d’ottone dice "AVV. UBALDO MALAVOGLIA -II piano".

Luciano la legge e la rilegge, pieno di esitazioni, poi entra e sale le scale.

L'avvocato è persona gioviale sulla cinquantina, capelli grigi ma baffetti nerissimi. Il bellissimo studio con veduta sul Circo Massimo, arredo, vestiti e dislocazione parlano di grande agiatezza.

Luciano riassume i dati salienti della sua incredibile storia e l’avvocato li ascolta con grande bonomia e interesse: è stato da uno psichiatra?

Luciano scuote la testa deluso dalla domanda. L’avvocato alleggerisce subito: non vuole dire che sia matto, ma in casi del genere forse una buona visita specialistica può aiutare ... Certo i fatti sono fatti e due coincidenze sono davvero strane. Tre sarebbero certamente inammissibili.

Luciano annuisce, per questo é andato da lui. La solita voce gli ha detto il nome della prossima vittima.

L’avvocato adesso è proprio elettrizzato: situazione affascinante! Disporrà un controllo di testimoni oculari, magari con fotografi per documentare tutto.

L’avvocato alza il telefono e dà le prime disposizioni, poi chiede a Luciano:

- Per quando sarebbe l’omicidio?-

Luciano si stringe nelle spalle: le altre due volte è sempre successo entro le dodici ore successive alla telefonata. L'avvocato dà un’occhiata all'orologio: é mezzogiorno quindi entro, la mezzanotte ... benissimo.

- E chi sarà la prossima vittima?- chiede sorridendo Malavoglia.

Luciano deglutisce due volte a vuoto e poi dice:

- Lei. –

L’avvocato non realizza subito e continua a sorridere per alcuni secondi. Poi balza in piedi imporporandosi:

- Io?? –

- Luciano annuisce e balbetta che è proprio per quel motivo che si è permesso d andare a disturbarlo.

- L’avvocato, spaventato e inferocito, lo caccia fuori a calci e poi urla nell’interfono che non facciano più entrare nessuno.

Camilleri fissa Luciano sbuffando. Non può metterlo in prigione se non ha commesso un reato.  Luciano è disperato: se non lo arresta ora, subito, mentre l’avvocato Malavoglia è ancora vivo, quando verrà ucciso lui sarà nuovamente indiziato e se quella storia continua prima o poi o prenderà l’ergastolo o si suiciderà.

Ma Camilleri scuote la testa. Non è in suo potere arrestare senza motivo un cittadino. Luciano china il capo, sconfitto. Si volta per andarsene, poi gli viene un’idea.

- Picchiare un poliziotto è reato? –

- Certo! – esclama Camilleri.

- E allora mi scusi commissario, ma… - Luciano lo colpisce con un diretto sul naso.

Chiuso nella cella in camera di sicurezza, Luciano si sente tranquillo. Di tanto in tanto chiede all’agente di guardia se l’avvocato Malavoglia sia ancora vivo e se il naso del commissario stia guarendo.

E’ l’alba.

Luciano dorme sul pancone della cella. Qualcuno lo scuote. Sono degli agenti. Luciano balbetta:-

-  L’hanno ammazzato? –

-  Chi? –

-  L’avvocato Malavoglia…-

Gli agenti non capiscono e non gli rispondono. Lo portano dal commissario Luisetti che ha il naso incerottato e occhiaie profonde per avere passato una notte insonne.

Camilleri

Il telefono suona accanto al letto dell’avvocato Malavoglia che è sveglio e contornato di amuleti, con moglie, figlia e cameriera intorno a fare la guardia.

-Pronto!- sbraita al telefono- Sì, sono io! Vivo,sì porca puttana, vivooo!-

Il commissario scosta con fastidio, la cornetta dall'orecchio e la voce dell’avvocato che urla "vivooooo" giunge anche a Luciano che fa una smorfia di disappunto.

-  Ma…l’avvocato é ancora vivo, quel bastardo d'un assassino aspetta che lui esca per... –

- Ma il pugno? Io le ho dato un pugno e...-

- E’ scivolato… - spiega poi sarcastico Camilleri agli agenti – sbattetelo fuori.

Francesca e Paolo stanno facendo all'amore sul letto di Luciano quando questi rientra in casa.

Paolo si eclissa subito in bagno e Francesca ascolta il racconto di Luciano. Si arrabbia: ha avuto un altra visione e invece di andare da lei é andato alla polizia?

- Ma quale visione. Francesca ... il barista mi ha detto che io gli ho telefonato che toccava a un avvocato... avvocato malavoglia..- si impappina, è troppo stanco e il naso gli fa male, conclude:

- Tanto non era vero niente perché quello é vivo...-

Francesca guarda Paolo che esce dal bagno tutto vestito, pronto per uscire e Luciano sbadiglia:

- Sarò parapsicologo ma...-

Paolo gli batte una. sano sulla spalla:

- Guarda che abbiamo svagato: sei paraculo.- e se ne va seguito da Francesca.

Luciano è davvero troppo stanco per cercare spiegazioni e si lascia andare sul letto.

Lo sveglia un passo e un rumore di chiave che fruga nella serratura. E’ già scuro. Luciano balza a sedere sul letto, terrorizzato.

La porta si apre con un cigolio e Luciano agguanta. una sedia come un’arma:

- Chi é là?- intima con voce incerta.

- Il padre di un figlio di mignotta!- gli risponde una voce cavernosa. Luciano abbassa la sedia rassicurato:

-Papà, te l’ho detto tante volte di suonare prima di usare la chiave no?-

E’ entrato un uomo alto, secco, bianco di capelli, con un occhio semichiuso e l’altro invece sgranato con una luce interiore di follia.

E’ venuto per riscuotere il fitto. E’ il suo lavoro da quando é stato pensionato dalla Telecom. Lo fa brontolando contro i morti di fame che non vogliono mai pagare e contro quelli che protestano per le bollette. Sempre appesi come salami a internet e poi reclamano che costa troppo.

Luciano infatti non ha i soldi per pagare. Cerca invano di far capire al padre che la situazione é anormale, gli mostra perfino il giornale con la sua foto, ma il vecchio non sente ragioni. Lo fissa con quel suo unico occhio buono: chissà poi se è proprio figlio suo...

Negli anni che l’hanno tenuto chiuso in manicomio, sua madre si é data alla bella vita, quella zozza! Allunga le mani ad artiglio verso il collo di Luciano e gracchia lugubre:

- Volevo strozzarla con le mie mani, ma quando sono uscito era già morta.-

Luciano gli abbassa le mani e sbuffa seccato:

-Lo so, lo so papà. Me l’hai detto mille volte.-

Il vecchio ora sorride a Luciano, bonario: forse è stato meglio così, se l’avesse strozzata capace che lo rimettevano in manicomio!

Luciano ride:

- Dai papà, la mamma non ti ha mai tradito, era una brava donna. -

- E tu che ne sai? E’ morta che avevi tre mesi ... Io ero ar gabbio e lei fuori a far figli. E sai che Faceva 1a drittaccia? Quando svagava che era incinta mi faceva mandare a casa per un periodo di prova ... per avere l’alibi, capisci? -

- E tu che facevi nei periodi di prova?-

In sorriso si allarga su tutta la boccaccia del vecchio, un sorriso più osceno di qualsiasi risposta, gongola tutto e aggiunge:

- E dopo la menavo per farmi dire il nome .... la menavo finché venivano due bastardi vestiti di bianco e mi riportavano dentro. Lei strillava che ero matto da legare e quelli mi legavano.- sogghigna- mi io ho le prove delle cornaccia mie: un pacco di lettere così!-

Il padre di Luciano continua il suo giro di riscossioni e Luciano torna a letto, ma un’idea gli frulla nel cervello: possibile che l’assassino sia quel matto di suo padre?

Si veste e corre verso la soffitta in cui abita il. vecchio.

Apre la porta con una spallata e comincia a frugare dappertutto nel caotico disordine della stanzetta. Finalmente trova un pacco di lettere legate con uno spago.

Le sfoglia: sono lettere d’amore, molte grafie, molti colori di carta, guarda le firme: ci sono sempre solo le iniziali: alcune sono firmate C.G, una è firmata C.F., tre sono firmate U.M. e altre sono firmate con altre iniziali o sgorbi indecifrabili.

Luciano si sente tremare le mani: C.G. potrebbe, essere Cecconi Gustavo, il garagista, C.F. potrebbe essere Carla Foscari e U.M. 1’avvocato Ubaldo Malavoglia!

Altro che il conte di Montecristo! Il vecchio padre sta ammazzando uno ad uno i supposti amanti della madre e fa ricadere su di lui sospetti e tormenti!

Luciano torna. a casa frastornato e vede il padre che esce da un appartamento del primo piano ringraziando una signora. Si nasconde e lo guarda: sembra impossibile, sì un po’ matto è, però non ha l’aria di un assassino...

Sta rimuginando tra sé che forse gli assassini non hanno mai l’aria da assassini quando si sente afferrare per un braccio: é il commissario Camilleri.

Luciano lo agguanta a sua volta per l’altro braccio:

- Commissario, ho scoperto tutto! Non ha l’aria di esserlo ma é mio padre!- il discorso non é chiarissimo, ma Luciano spiega con un groppo in gola:

- L’assassino è mio padre -

.- Interessante. Cinque minuti fa hanno trovato il corpo dell’avvocato Ubaldo Malavoglia spiaccicato sul marciapiede sotto la finestra della sua stanza da letto. Suo padre dov’è? –

Luciano si sente le gambe molli: non capisce più niente. Suo padre vera in giro pr il palazzo, non può essere stato lui…

Luciano si prende la testa fra le mani:

-  Commissario, allora ho proprio i poteri…-

- Naturlich! Tu afere poteri! –chi parla è un grande psicologo tedesco che Francesca ha portato insieme ad alcuni membri del club di parapsicologia di cui è socia fondatrice. Luciano guarda la ragzza affranto: perché ha portato tutta quella gente? Vuole stare in pace.

Francesca lo rabbonisce: è venuta con la sua roba, ha litigato con Paolo che sostiene che lui è solo un paraculo mentre il grande professor Zimmer è convinto che abbia i poteri.

Suona il telefono

Il professore tedesco solleva la cornetta: hallò?

Ma nessuno risponde. Riattacca. Il telefono risuona: risponde Francesca: pronto? Niente.

Suona ancora e stavolta risponde Luciano, d’un fiato:

- Guarda che se sei il mio io puoi andartela a prendere nel mio.. - ma non riesce a finire perché la vocetta diabolica gli perfora il cervello con questa frasetta sibillina:

-  Adesso tocca a te!-

Luciano vede la stanza vorticare intorno: tutti guardano lui come se vedessero la Madonna.

- Che vuol dire ... ?- balbetta.

- Voglio dire che la prossima vittima sei tu, cosi impari a dirmi stronzo. Finchè hai tempo davanti allo specchio e guardati bene. Chi é stronzo?-

Luciano lascia scivolare la cornetta subito raccolta da Francesca, ma ora dal telefono proviene solo il segnale di libero. Francesca la fa ascoltare a tutti con aria di trionfo mentre Luciano va in bagno

a guardarsi davanti allo specchio. Si fissa e si interroga: chi é stronzo? Poi si accorge che tutti lo stanno guardando estastici e urla:

- Posso cacare da solo?- e sbatte la porta in faccia a quegli estranei. Si siede sulla tazza senza calare le brache e si prende la testa fra le mani. A chi ha detto stronzo? A centinaia di persone...

Passano rapidissimi nella sua mente sei o sette flash in si vede gridare "stronzo" alle persone più varie: a scuola lo gridò al professore di matematica, poi quella volta al vigile e quell’altra l capitano mentre era sotto le armi, una volta lo disse anche al parroco che voleva farlo votare DC, e a quel sindacalista al corteo, anche a quella femminista che faceva il segno dell’utero, e poi infinite altre volte… è disperante!

E adesso uno di quelli verrà e lo ucciderà.

Si sente mancare l’aria e spalanca la finestra: in strada c’è il solito traffico caotico. Un ingorgo e tra i clacson ce n’è uno che mugghia come un toro. Guarda meglio e distingue l’auto dell’omino.

Rivive in un lampo la scena di quella mattina, quando gli si ingolfò il furgoncino: . . stronzo come sei . .. certo, così gli aveva detto. . . Stronzo come sei... e anche il povero Gustavo...

Luciano trasalisce: anche Gustavo!-

Si precipita al telefono respingendo Francesca e gli a1tri. Chiama il garage e parla col sostituto di Gustavo, gli descrive l’omino e l’auto e viene a sapere che si chiama Augusto Tripodi, ragioniere. Sfogli l’elenco telefonico e trova numero e indirizzo: abita tre isolati più in là.

Francesca cerca di farsi spiegare, anche il prof. Zimmer fa domande e Luciano esplode: alcuni poteri li ha certamente, ad esempio quello di sbatterli tutti fuori! Fuori!!!

Cacciati via tutti, compresa Francesca con la valigia, Luciano si avvicina al telefono fregandosi le mani, quasi a sfidarlo, a godere della rivincita.

- A noi due adesso. Stronzo!- e solleva la cornetta formando il numero.

Proprio in questo momento viene allacciato il servizio di controllo telefonico che avva chiesto Luciano e l’operatore collega un registratore.

La prima voce che registra è quella di Luciano che dice:

- Pronto, parlo con lo stronzone? -

Il ragionier Augusto Tripodi risponde dal suo appartamentino anonimo, in una palazzina anonima con la finestra spalancata su un anonimo susseguirsi di palazzi uguali.

L’omino resta impassibile e risponde educatamente al telefono: finalmente ha capito.

Luciano si attorciglia il cavo del telefono intorno alle dita e sogghigna malvagio mentre dice che ha capito e che la prossima vittima non sarà lui, Luciano Amodio, bensì lo stronzo ragionier Augusto Tripodi.

- Venga, venga. Sono giorni che l’aspetto.- l’omino riattacca con calma. e va a sedersi ad un tavolo e comincia a scrivere, con garbo e attenzione, una lettera,

Luciano urla ancora alla cornetta muta che adesso andrà a fargliela pagare. Riaggancia con rabbia.

La telefonata viene subito fatta ascoltare ad un poliziotto incaricato che chiama il commissario Camilleri.

Sulla porta c’è un biglietto da visita incorniciato a targhetta: "rag. Augusto Tripodi."

L’uscio é socchiuso. Luciano lo spinge con una manata: é pronto all'aggressione. Entra d’un balzo per evitare di essere colpito a tradimento, si tuffa di lato, rotola sul. pavimento. Ma nessuno cerca di colpirlo. La voce di Tripodi proviene dallo studio:

- Venga, venga. Sono qui. -

Luciano avanza con cautela, afferra una sedia per farsene arma e scudo e spalanca la porta dello studio con un calcio: l’omino è là, in piedi sul davanzale della finestra spalancata e sorride.

Luciano lo guarda a bocca aperta. Si sente svuotato della sua ira.

I1 ragioniere lo informa garbatamente che per tutta la vita é stato educato, civile, onesto. E tutti gli han sempre detto stronzo.

Quando ha deciso di farla finita ha creduto opportuno vendicarsi un pochino. L’ultimo a dirgli stronzo é stato Luciano Amodio, così si è permesso di farlo soffrire un po’ più degli altri.

Luciano cerca invano di scusarsi, di promettere il silenzio. Augusto Tripodi é ben deciso a suicidarsi.

Luciano fa un passo verso di lui ma il ragioniere sposta. un piede nel vuoto. Luciano ha un gesto di rabbia: e si butti, allora. Adesso che sa, non soffrirà più.

Augusto Tripodi sorride: invece il bello viene adesso. Come direbbe un "grossier" come Luciano.

Il ragionier Augusto Tripodi spalanca le braccia e si tuffa nel vuoto urlando:

- E mo’ son cazzi tuaaaa…!!!-

Luciano é ancora aggrappato al davanzale, stralunato, fisso sulla macchia di sangue e di carne laggiù sul marciapiede, quando la mano di Camilleri lo aggancia per una spalla: stavolta è l’ergastolo.

C’è la telefonata minacciosa registrata e una lettera del ragionier Tripodi che confessa di essere stato plagiato da Luciano e di aver commesso tutti gli omicidi su suo ordine.

Il panorama é stupendo: un angolo di roccia e di mare blu scuro. Potrebbe essere la Costa Smeralda, oppure un angolo di Sain Tropez.

Seduti a cavalcioni di un muretto due uomini stanno pescando: uno é Luciano e l'altro é più anziano con la faccia devastata da un cicatrice.

Luciano é finalmente disteso, sorridente. L’orologio che porta al polso gli trilla la sveglia.

L’altro pescatore vuol sapere perché e Luciano sorride: una volta gli ricordava che doveva prendere la pillola contro l’ansia e adesso gode nel sentirsi ricordare che non ne ha più bisogno. Lì c’è una gran pace!

Luciano si stiracchia felice, pigramente al sole: che bello, sentirsi finalmente guarito, finalmente libero!

Nel gesto ingarbuglia la lenza con quella dell'altro pescatore che sta tirando su un pesce allamato. Nel garbuglio il pesce riesce a staccarsi e ricade in mare.

- Ma tu guarda che stronzo! – sbotta l’uomo con la cicatrice. Amichevole, Luciano gli posa una mano su una spalla e gli dice accorato:

- Non lo dire, credimi. Porta sfica. -

Ampliando il panorama scorgiamo altri uomini intenti a pescare, oppure a zappettare orticelli accanto alle possenti muraglie della prigione sorvegliati distrattamente da secondini col mitra a tracolla.

fine

     home                                                      ritorna a "Il Dito di Dio"                                        torna ai gialli