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(da: Perché quelle strane gocce di sangue sui copioni di Ernesto Gastaldi? di Tim Lucas, pubblicato su WideoWatchdog, traduzione e riduzione di Vittorio Catani)
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Quando sulla stampa si discute del cinema horror italiano, si dice a
solitamente che gli anni '50 appartengono a Riccardo Freda, i '60 a Mario
Bava, i '70 a Dario Argento e gli '80 a Lucio Fulci; ma esiste
un'altra persona — raramente menzionata in quegli articoli — la cui
fruttuosa carriera abbraccia tutte e quattro le decadi, e tuttora ha successo:
Ernesto Gastaldi è nato il 10 settembre 1934 a Graglia (Vercelli). Egli
si diplomò in Regia e Sceneggiatura nel 1957, presso il Centro Sperimentale di
Cinematografia: la prova d'esame, ispiratagli dalla sua predilezione per i
"gialli" Mondadori, fu La strada che porta lontano, forte
candidato alla qualifica di "primo vero thriller italiano". (Un altro
fu Delitto al luna park realizzato lo stesso anno dal regista Renato
Polselli, che fu il primo thriller italiano ad essere anche distribuito nelle
sale).
Favorevolmente impressionati da questa produzione, che aveva conseguito dei
riconoscimenti, e dagli incassi di Dracula il vampiro, che era appena
uscito, due produttori contattarono Gastaldi con un'interessante offerta: era
disposto a mettere a frutto la sua attitudine ai thriller, scrivendo qualcosa di
analogo?
Gastaldi accettò, e nella zona d'ombra tra il fiasco commerciale de I
vampiri di Freda (1957) e il successo mondiale de La maschera del demonio
di Bava (1960), l'estro di Gastaldi lanciò la tradizione italiana dell'horror
degli anni Sessanta con L'amante del vampiro, distribuito negli Usa come The
Vampire and the Ballerina. Per la prima volta, Gastaldi appariva col proprio
nome su una sua sceneggiatura.
Da allora, fu dalla fertile immaginazione di Gastaldi che nacque un archetipo
"italiano" degli scenari horror. Egli avrebbe scritto molti classici
dell'orrore gotico degli anni Sessanta, divenendo uno dei massimi architetti del
cinema popolare italiano.
Nel 1953 Peppo girò il primo western
italiano, Cowboy Story, e nel 1954 vinse la Coppa Agis a Montecatini dove
esisteva, ed esiste tuttora, un festival per autori di film amatoriali.
Io non sapevo nulla di cinema, e fu così che in una sola notte Peppo mi spiegò
ogni cosa, mentre sedevamo nel parco principale della mia città... C'erano due
metri di neve e 20 °C sotto zero! Mi unii al suo gruppo, e proposi di girare un
film scandaloso, allo scopo di attrarre l'attenzione della gente importante del
cinema italiano. Presi appunti circa l'azione e le parole che gli attori
avrebbero dovuto pronunciare: solo più tardi scoprii che avevo fatto una
"sceneggiatura"!
Andammo al festival e ottenemmo davvero
un grosso successo. Alessandro Blasetti, il famoso regista italiano, mi chiese
se desideravo entrare al Centro Sperimentale di Cinematografia, la maggiore
scuola di cinema di Roma: "Sì, Maestro: naturalmente!"
Come fu studiare al CSC? Ho sentito dire di classi cui era permesso osservare come si filmava a Cinecittà, che è proprio la porta accanto.
Io scrissi la sceneggiatura per
Polselli, unicamente per mangiare. Ero davvero affamato, in quei giorni!
Cosa puoi dirmi di Polselli?
Poi persi i contatti con lui, ma so che lavora nel campo dell'editing,
supervisionando il doppiaggio italiano di film americani. Quando lo conobbi, era
un uomo di grandi ambizioni più che di talento.
Nel 1962 uscì una tua sceneggiatura di maggior successo, considerata una pietra miliare dell'horror italiano: "L'orribile segreto del Dott. Hichcock", diretto da Freda. Come fosti coinvolto in quel progetto?
Un giorno Freda mi mandò a chiamare e mi chiese il permesso di tagliare 10 pagine dalla sceneggiatura. Erano pagine importanti per comprendere la trama. Egli mi spiegò che doveva terminare di girare in pochissimo tempo... l'intera lavorazione durò meno di tre settimane! Non aveva tempo per filmare anche quelle pagine.
"Fa' un po’ quello che ti pare…" gli risposi.
Freda tagliò scene in cui i personaggi
spiegavano le loro motivazioni. Il film divenne incomprensibile, ma il pubblico
forse lo apprezzò per questo!
Il film venne considerato scandaloso negli Usa perché presentava la
necrofilia, in un periodo in cui anche il normale sesso era trascurato negli
horror. Avevi la sensazione di infrangere un tabù, con questo film?
No. Quando sei costretto a scrivere molti horror o thriller, l'importante è
trovare nuovi argomenti per il soggetto. La necrofilia fu appunto uno di questi.
In Italia, nessuno ne rimase turbato.
La scelta del nome "Hichcock" ovviamente non fu accidentale: fu
una tua idea? Perché venne omessa la "t"?
Donati e Carpentieri, i produttori, temevano che Alfred Hitchcock avrebbe potuto
reagire se noi avessimo usato lo stesso spelling del suo cognome, così fu
deciso di eliminare una lettera. Ma quasi nessuno in Italia si accorse della
differenza!
A parte le sceneggiature "fantasma" per Ugo Guerra, ne hai
scritte altre in cui il tuo nome non era citato?
Sì, molte volte.
Per esempio?
Be', La decima vittima, un film di fantascienza del 1965, per Carlo
Ponti. La regia era di Elio Petri. Recitavano Marcello Mastroianni, Ursula
Andress, Elsa Martinelli, Salvo Randone, Massimo Serato...
Davvero! La sceneggiatura è attribuita a Tonino Guerra, Giorgio Salvioni,
Ennio Flaiano e al regista, Petri. Cosa mi narri di questa esperienza?
Era da molto tempo che cercavo di persuadere i produttori italiani a fare un
film di fantascienza. La signora Tuzi, manager di Ponti, sapeva della mia
fissazione e mi chiamò quando il produttore le disse di essere scontento della
sceneggiatura presentata da Ettore Scola, Elio Petri, Tonino Guerra e altri
importanti sceneggiatori italiani.
Per caso, due anni prima Ugo Guerra ed io avevamo lavorato sulla storia di Robert Sheckley La settima vittima. Avevano interpellato Sheckley per i diritti: ci aveva risposto che li avremmo avuti gratis se avessimo filmato la storia esattamente così com'era.
La Tuzi mi presentò a Ponti, che mi disse che dovevo riportare tutte le mie modifiche al copione su carta blu. Tornai da lui una settimana dopo con una sceneggiatura che era completamente blu, tranne la pagina frontale!
Ponti scoppiò a ridere. La sceneggiatura gli piacque ma mi chiese di non rivelare a nessuno che ne ero l'autore, perché intendeva evitare ogni discussione col regista, dicendogli che la riscrittura era opera di un famoso sceneggiatore americano.
Accettai e cominciai a lavorare per Ponti.
Ponti vendette il film agli Usa (Joseph
E. Levine) usando solo il mio script, poi però perse ogni interesse al
progetto. La mia stesura non era satirica, perché a quel tempo non esisteva un
genere cinematografico di fantascienza in Italia ma Petri fece un film ironico
su un genere inesistente, mescolando il mio lavoro con parte di quello
precedente. Peccato.
l primo film a emergere nel tuo ciclo di thriller fu "Libido", del 1965, che fu anche il tuo debutto come regista.
Fu un successo commerciale perché il suo costo era stato incredibilmente basso: 26 milioni di lire, e fu venduto per 25.000 dollari solo negli Usa!
In realtà la regìa era stata divisa
tra me e Vittorio Salerno, fratello di Enrico Maria Salerno, attore allora molto
famoso. Con Vittorio diventammo amici e lavorammo insieme a uno dei miei
progetti, La fine dell'eternità (lo stesso titolo di un famoso romanzo
di Asimov, ma non c'era alcuna relazione). Era un film a episodi comprendente
quattro storie di fantascienza: una d'esse era molto simile a Ritorno al
futuro, un’altra venne tradotta dal grande Harry Harrison in inglese e
pubblicata sul magazine "Fantasy and Science Fiction" proprio col
titolo "The End of Eternity".
Arriviamo agli anni Settanta: i thriller di Argento sono molto diversi dai
tuoi, perché tu scrivi sceneggiature che sono sempre ben pianificate. In te non
ci sono mai buchi logici o false informazioni. E' un peccato che tu non abbia
mai scritto per Argento, che grande thriller sarebbe venuto fuori!
Quando vidi L'uccello dalle piume di cristallo lo apprezzai come fattura,
ma a me non piacciono i thriller basati sugli espedienti.
Nel film c'è un testimone che ripete
per un'ora: "Mi sembra di dimenticare un dettaglio importante..." Alla
fine se ne ricorda: aveva visto una donna che cercava di uccidere un uomo, non
un uomo che cercava di uccidere una donna, come egli invece testimonia per tutta
la durata del film! Questo modo di barare mi ha sempre tenuto un po’ lontano
dai film di Argento.
Tra gli anni Sessanta e Settanta hai scritto un gran numero di
"western-spaghetti". Con i tuoi precedenti, da dove scaturì questa
nuova avventura?
Come ho raccontato all'inizio, Peppo Sacchi realizzò il primo vero western
italiano, Cowboy Story, nel 1954.
Quando iniziai a scrivere professionalmente, ero solito chiedere a Ugo Guerra, Rodolfo Sonego ed altri sceneggiatori, e anche ai produttori: "Perché non facciamo un western?". Tutti ridevano, infatti si pensava che gli italiani avrebbero potuto copiare tutto, tranne il western. Ma un bel giorno, appena prima che Sergio Leone girasse il suo primo film del genere, un western italiano (con un titolo americano) fu proiettato nelle nostre sale. Al pubblico piacque, probabilmente perché pochissimi capirono non era americano!
Poi, dopo Per un pugno di dollari
del 1964, tutti i produttori italiani cominciarono a sfornare western. Credo che
la mia prima sceneggiatura western sia stata Arizona Colt, con Giuliano
Gemma che recitava sotto lo pseudonimo di "Montgomery Wood".
Questi film richiedevano molte ricerche storiche?
Macché, non era necessaria nessuna ricerca! Come chiunque altro al mondo, avevo
visto migliaia di western americani. Dovevo semplicemente copiarne le
atmosfere... se i western dell'America fossero stati fasulli, lo sarei stato
anch'io!
Solo quando cominciai a lavorare con Sergio Leone mi preoccupai di leggere libri storici sul vecchio West, e osservare le foto originali della Guerra Civile, solo allora, quindi, scoprii che il West reale... era completamente diverso da come esso era mostrato nei film americani!
Già Sergio aveva cominciato a
"sporcare" i suoi attori e ne "Il mio nome è Nessuno" tentammo
di aumentare il realismo e levare qualche stereotipo dalle mie sceneggiature
western.
Non l'ho mai chiesto a nessuno che lavorasse a tale genere di film, ma che pensi di quella... definizione?
Commentando una delle mie scene, mi disse: "Questa è roba da serie C!"
Io, che avevo un formidabile timbro sonoro, urlai: "Chi credi di essere? In serie A c'è Fellini, DeSica, Visconti, tu sei in serie B e ancora non hai vinto il campionato!"
Me ne andai sbattendo la porta. Venti
giorni dopo Sergio mi telefonò come se ci fossimo lasciati il giorno prima,
dicendo che forse io non mi ero del tutto sbagliato su quella scena.
Io ho amato Sergio e ho sofferto enormemente la sua perdita. Era un genio senza
cultura, un "figlio di puttana", ma gli volevo davvero bene.
Ho lavorato con lui splendidamente, sentendo che stavamo costruendo insieme qualcosa di buono. Rifiutai di continuare a scrivere C'era una volta in America perché egli pretendeva che la nostra collaborazione diventasse "un matrimonio", senza alcun tempo disponibile per una vita personale né possibilità di scrivere per altri, ma rimanemmo amici.
Lui era un "figlio di
puttana" ma anche un genio: e io preferirò sempre un figlio di puttana
genio a una noiosa mediocrità.
Un momento: stai dicendo che tu lavorasti anche a" C'era una volta in
America"? La sceneggiatura era accreditata a Leone, Leonardo Benvenuti,
Piero De Bernardi, Enrico Medioli, Franco Arcalli, Franco Ferrini...
Io scrissi il trattamento originale. Le cose andarono così: stavo scrivendo Un
genio, due compari e un pollo con Sergio (per Damiano Damiani) e lui mi
diede un libro da leggere, "Mano armata" di Harry Grey (pseudo
di David Aaronson), killer di Cosa Nostra.
Il libro mi piacque molto e divenne la trama del film: era l'autobiografia di un autentico, vecchio killer, che si era ritirato nei primi anni Trenta.
Due settimane dopo, Sergio mi presentò
un tranquillo signore anziano con occhi blu e uno sguardo alla Frank Sinatra:
era l'autore del libro, scritto insieme a sua moglie. Raccontò che aveva ucciso
29 persone nei tardi anni Venti a New York, usando sempre un rasoio. Ci chiese
se stessimo pensando che fosse stato una cattiva persona: lo guardammo in
silenzio. Spiegò che egli aveva ucciso solo altri gangster, solo chi era nel
"gioco" e conosceva le regole. Disprezzava, disse, gli assassini di
donne e bambini che oggi a NY ammazzano per 100 dollari. Lui incassava 25.000
dollari per ogni omicidio... e stava parlando di dollari degli anni Venti!
Il libro raccontava la storia di come, in quei giorni, egli avesse contattato la
polizia per salvare uno dei suoi più cari amici che stava impazzendo a causa
della sifilide, nell'intento di prevenire il suo suicidio durante un’assurda
rapina che voleva fare contro una banca della Federal Reserve. La polizia,
invece, uccise l'amico e i suoi compagni. Il killer fuggì da New York e se ne
andò in Florida, dove sposò una giovane insegnante ed ebbe numerosi figli.
Viveva la sua nuova vita senza problemi, quando un mattino fu raggiunto da una
telefonata: era la mafia e qualcuno gli spiegò che doveva tornare a New York
per pagare il suo antico debito. Il vecchio killer non poté che obbedire.
Tornò a New York, e la mafia gli commissionò l'assassinio di un senatore degli
Usa. Ai committenti premeva stornare sospetti politici circa questo omicidio, e
il vecchio killer sarebbe stato un buon alibi. L'uomo uccise il senatore, ma poi
fuggì e simulò di essersi tolto la vita gettandosi con la sua auto nel fiume
Hudson.
Fin qui la storia. Il mio trattamento
cominciava così: oggi, un vecchio assassino è in fuga per le strade di NY,
tallonato dalle auto della polizia, e precipita nel fiume. La Camera lo segue
mentre scende giù nelle acque, lasciandolo mentre annega, per carrellare sui
relitti che giacciono sul fondo. C’è la storia della tecnologia in quella
melma e spostandosi sul fondo sembra di viaggiare indietro nel tempo, la
spazzatura e i gli oggetti sono ora quelli degli anni Trenta. E quando la Camera
riemerge dal fiume ci ritroviamo indietro nel tempo, appunto nella New York anni
Trenta... Eccetera eccetera.
Certo io non avrei mai permesso che un noto gangster si fingesse morto e poi
diventasse senatore… il pubblico americano rise nel finale del film scoprendo
quell’assurdità.
Quando Sergio morì stavo scrivendo con
lui un altro western intitolato Un posto che solo Mary conosce.
Anche i tuoi figli sono stati avviati al cinema?
Per ora no. Uno, purtroppo, morì nel 1989, aveva appena 23 anni. Amarilli, la
mia prima figlia, ha tre bambini e solo da poco si è messa a scrivere. Sciltian,
il più giovane, si è laureato in Scienze politiche e Storia. Fa il giornalista
free lance e scrive romanzi e racconti. Quando era undicenne interpretò un
personaggio in La fine dell'eternità.
In questo momento il cinema italiano appare in crisi. Secondo te, per
quale motivo?
I nostri film non vengono quasi mai doppiati negli Usa e noi invece doppiamo
tutta la produzione americana. Un tempo c’era una tassa sul doppiaggio, e
quanto i distributori americani guadagnavano in Italia doveva essere investito
qui. Il nostro governo stranamente abolì la tassa sul doppiaggio. E fu un primo
colpo. Poi nel 1978 il mio amico Peppo Sacchi vinse un processo a Bruxelles
contro il monopolio delle tv pubbliche. Io previdi che per il nostro cinema era
l’inizio della fine. Noi non abbiamo mai avuto un'industria davvero solida, i
nostri produttori erano degli speculatori più che uomini d'affari.
Un'incredibile numero di stazioni televisive cominciò a funzionare programmando
film per i quali non venivano pagati i diritti. Fummo inondati da film che si
potevano vedere stando a casa e gratis, e ovviamente nessuno più andò a pagare
il biglietto nelle sale.
Dopo pochi anni, quando ormai tutti i film italiani e non, erano stati visti in
televisione, molte TV fallirono e Berlusconi, in combutta con un nostro
presidente del consiglio, mise su un monopolio privato e cominciò una gara col
monopolio pubblico a chi mostrava più film americani, soap operas, sitcom,
eccetera. Questo ridusse la nostra percentuale di produzione quasi a zero.
Ai bei tempi in Italia si producevano
circa 300 film all'anno: scesero a 60 o 70, la maggior parte dei quali grazie ai
finanziamenti dello Stato con il famigerato "Articolo 28"...
solitamente robetta. I vecchi produttori si ritirarono, alcuni morirono, e ai
nuovi non piace affrontare rischi, per cui si rivolgono alla tv pubblica o
privata per i loro progetti e per chiedere denaro. Se qualcuno li finanzia, per
esempio, 2 milioni di euro, essi tendono a realizzare qualcosa che costi non
più di un milione e mezzo. Se ne infischiavano della qualità.
Alla fine degli anni Ottanta la tv di Berlusconi tentò di distruggere i pochi
produttori indipendenti rimasti. Cominciarono a pagare la gente tre volte,
quattro, fino a dieci volte più delle tariffe correnti. Nessun altro avrebbe
potuto competere. (A Vittorio Salerno e a me fu pagato un miliardo di lire per
una sceneggiatura di Stradivari!) Poi mollarono tutto e rimase solo
Medusa.
Qual è la situazione oggi per i professionisti come te, se vogliono fare del cinema in Italia?
L’ultima mia sceneggiatura ad essere stata realizzata si chiama Crimine contro crimine. Il regista è Aldo Florio; il suo film più noto è Una vita venduta (Caralsol), del 1976.
Quanto al resto, è buffo... Ho sempre proposto ai produttori storie originali ma spesso mi hanno pagato per scrivere roba di genere. Durante gli anni Sessanta e Settanta ho combattuto per convincerli a realizzare film di fantascienza, ma loro mi pagavano per scrivere di vampiri, lupi mannari e serial killer. Guardandomi indietro mi accorgo che ho realizzato soltanto un piccolo numero di film secondo le mie personali idee: I giganti di Roma, Libido, Il dolce corpo di Deborah, Milano trema, Cin...cin... cianuro!, La pupa del gangster, Il mio nome è Nessuno, Stradivari e pochi altri. Ma, secondo me, le migliori sceneggiature che ho scritto non sono mai state filmate.
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Filmografia
Sceneggiatore:
L'amante del vampiro
(1960); regia di Renato Polselli; (Usa: The Vampire And The Ballerina)
Che femmina... e che dollari! (1961); regia di Giovanni Simonelli
Lycanthropus (1961); regia di Paolo Heusch; (Usa: Werewolf In A Girl's
Dormitory)
Rocco e le sorelle (1961); regia di Giovanni Simonelli
Ultimatum alla vita (1961); regia di Renato Polselli
Il mostro dell'Opera (1961/64); regia di Renato Polselli
Marte, dio della guerra (1962); regia di Marcello Baldi
L'orribile segreto dal Dott. Hichcock (1962); regia di Riccardo Freda;
(Usa: The Horrible Dr. Hichcock)
Pesci d'oro e bikini d'argento (1962); regia di Carlo Veo
La frusta e il corpo (1963); regia di "John M. Old" (Mario
Bava); (Usa: What!)
Perseo l'invincibile (1963); regia di Alberto de Martino; (Usa: Medusa
Against The Son Of Hercules (Tv)
Divorzio alla siciliana (1963); regia di Enzo Di Gianni
La cripta e l'incubo (1963); regia di Camillo Mastrocinque; (Usa: Terror
In The Crypt, Tv)
I giganti di Roma (1964); regia di Antonio Margheriti
Scandali nudi (1964); regia di Enzo Di Gianni
1 lunghi capelli della morte (1965); regia di Antonio Margheriti
Le spie uccidono a Beirut (1965); regia di Mino Loy/Luciano Martino;
(Usa: Secret Agent Fireball)
A 077 sfida ai killers (1966); regia di Antonio Margheriti; (Usa: Killers
Are Challenged, Tv)
A... come Assassino (1966); regia di "Ray Morrison" (Angelo
Dorigo)
Arizona Colt (1966); regia di Michele Lupo; (Usa: The Man From Nowhere)
Duello nel mondo (1966); regia di Luigi Scattini
Delitto quasi perfetto (1966); R: Mario Camerini
Flashman (1966); regia di Mino Loy/Luciano Martino
Furia a Marrakech (1966); regia di Mino Loy/Luciano Martino
Giorno caldo al Paradiso Show (1966); regia di Enzo Di Gianni
La lama nel corpo (1966); regia di "Michael Hamilton" (Lionello
De Felice); (Usa: The Murder Clinic, Revenge Of The Living Dead)
10.000 dollari per un massacro (1967); regia di Romolo Guerrieri; (Usa: $10,000
Blood Money)
Cifrato speciale (1967); regia di Pino Mercanti
Il giorni dell'ira (1967); regia di Tonino Valerii; (Usa: Day Of Anger)
Mille dollari sul nero (1967); regia di Alberto Cardone
Per 100.000 dollari ti ammazzo (1967); regia di Giovanni Fago
Troppo per vivere, poco per morire (1967); regia di Michele Lupo
La battaglia di El Alamein (1968); regia di Giorgio Ferroni; (Usa: The
Battle Of El Alamein)
Il dolce corpo di Deborah (1968); regia di Romolo Guerreri; (Usa: The
Sweet Body Of Deborah)
Uno di più all'inferno (1968); regia di Giovanni Fago
I vigliacchi non pregano (1968); regia di Mario Siciliano; (Usa: Taste
Of Vengeance)
Così dolce... così perversa (1969); regia di Umberto Lenzi
La battaglia del deserto (1969); regia di Mino Loy; (Usa: Desert
Battle)
Arizona si scatenò... e li fece fuori tutti (1970); regia di Sergio
Martino
La foto proibite di una signora perbene (1970); regia di Luciano Ercoli;
(Usa: Prohibited Photos Of A Lady Above Suspicion)
Sono Sartana, il vostro becchino (1970); regia di Giuliano Carmineo
La coda dello scorpione (1971); regia di Sergio Martino; (Usa: The
Case Of The Scorpion's Tail)
La morte cammina con i tacchi alti (1971); regia di Luciano Ercoli
Lo strano vizio della signora Wardh (1971); regia di Sergio Martino;
(Usa: Next! aka The Next Victim)
L'uomo più velenoso del cobra (1971); regia di Adalberto Albertini
La morte accarezza a mezzanotte (1972); regia di Luciano Ercoli
Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer? (1972);
regia di Giuliano Carmineo; (UK: Erotic Blue)
Si può fare, amigo! (1972); regia di Maurizio Lucidi; (Usa: It Can Be
Done, Amigo!)
Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave (1972); regia
di Sergio Martino
Tutti i colori del buio (1972); regia di Sergio Martino; (Usa: They're
Coming To Get You!)
Una ragione per vivere e una per morire (1972); regia di Tonino Valerii;
Anna: quel particolare piacere (1973); regia di Giuliano Carmineo
I corpi presentano tracce di violenza carnale (1973); regia di Sergio
Martino; (Usa: Torso)
Il grande duello (1913); regia di Gancarlo Santi
Il mio nome è Nessuno (1973); regia di Tonino Valerii; (Usa: My Name
Is Nobody)
Milano trema: la polizia vuole giustizia (1973); regia di Sergio Martino;
(Usa: The Violent Professionals)
Troppo rischio per un uomo solo (1973); regia di Luciano Ercoli
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La città gioca d'azzardo
(1974); regia di Sergio Martino; (Usa: The Cheaters)
Milano odia: la polizia non può sparare (1974); regia di Umberto Lenzi;
(Usa: Almost Human)
La pupa del gangster (1974); regia di Giorgio Capitani: (Usa: Poopsie
aka Gun Moll)
L'uomo senza memoria (1914); regia di Duccio Tessari
La città sconvolta: caccia spietata ai rapitori (1975); regia di
Fernando Di Leo
Un genio, due compari, un pollo (1975); regia di Damiano Damiani
Fango bollente (1975); regia di Vittorio Salvino
Morte sospetta di una minorenne (1975); regia di Sergio Martino
Il cinico, l'infame, il violento (1977); regia di Umberto Lenzi
Concorde Affaire '79 (1979); regia di Ruggero Deodato
Il fiume del grande caimano (1979); regia di Sergio Martino; (Usa: The
Great Alligator)
Mi faccio la barca (1980); regia di Sergio Corbucci
Assassinio al cimitero etrusco (1982); regia di Sergio Martino; (Usa: The
Scorpion With Two Tails)
2019: dopo la caduta di New York (1983); regia di Sergio Martino; (Usa: After
The Fall Of New York)
C'era una volta... in America (1984, uncredited); regia di Sergio Leone;
(Usa: Once Upon A Time In America)
L'assassino è ancora tra noi (1985); regia di Camillo Teti
Sicilian connection (1988); regia di Tonino Valerii
Stradivari (1988); regia di Giacomo Battiato
Casablanca Express (1989); regia di Sergio Martino; (Usa: Casablanca
Express)
Jiboa, il sentiero dei diamanti (1989); regia di Mario Bianchi
La storia di Olga O. (1995); regia di Antonio Bonafaccio
Crimine contro crimine (1997); regia di Aldo Florio
Regista, Produttore, Sceneggiatore:
Libido
(1966)
Cin... cin... cianuro (1968)
La lunga spiaggia fredda (1971)
Notturno con grida (1981)
The End of Eternity (1984)
L'uovo del cuculo (1993)
Sceneggiatore Per Conto D'altri (Ghostwriter):
Anonima cocottes
(1960); regia di Camillo Mastrocinque
I pirati della costa (1960); regia di Domenico Paolella
Il terrore dei mari (1960); regia di Domenico Paolella; (Usa: Guns Of
The Black Witch)
Akiko (1961); regia di Luigi Filippo D'Amico
Le avventure di Mary Read (1961); regia di Umberto Lenzi
Caccia all'uomo (1961); regia di Riccardo Freda
Il giustiziere dei mari (1961); regia di Domenico Paolella; (Usa: Avenger
Of The Seven Seas, Tv)
I lancieri neri (1961); regia di Giacomo Gentilomo
I Mongoli (1961); regia di Andre de Toth; (Usa: The Mongols)
Le prigioniere dell'isola del diavolo (1961); regia di Domenico Paolella;
(Tv: Women Prisoners Of Devil Island)
Duello nella Sila (1962); regia di Umberto Lenzi
Buffalo Bill, l'eroe del Far West (1963); regia di Mario Costa; (Tv: Buffalo
Bill, Hero Of The West)
Golia e il cavaliere mascherato (1963); regia di Piero Pierotti
La pupa (1963); regia di Giuseppe Orlandini
Sodoma e Gomorra (1963); regia di Robert Aldrich; (Usa: Sodom And
Gomorrah)
Ursus nella terra di fuoco (1963); regia di Giorgio Simonelli; (Usa: Ursus
In The Land Of Fire)
Golia alla conquista di Bagdad (1964); regia di Domenico Paolella
La vendetta di Spartacus (1964); regia di Michele Lupo; (Usa: Revenge
Of The Gladiators)
La decima vittima (1965); regia di Elio Petri; (Usa: The 10th Victim)
Operazione Goldman (1966); regia di Antonio Margheriti; (Usa: Lightning
Bolt)
Diamanti a colazione (1968); regia di Christopher Morahan; (Usa: Diamonds
For Breakfast)
Il prezzo del potere (1969); regia di Tonino Valerii
fine
(L'intervista di Tim Lucas era
lunga in origine 25 pagine.)