Cu2O 1 tempo
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                                                     Cu2O  primo tempo                                              

 

SCENA 1

LAGO DI GINEVRA. Esterno tramonto

Il tramonto sul lago di Ginevra è struggente. L’acqua è immota e rossa come sangue. Una piccola barca a remi è ferma a trecento metri dai moli della cittadina di Ivoire che si intravedono appena nella foschia che aleggia a strati sul lago deserto. Sopra, piccoli per la distanza, un uomo e una donna: Walter Brandt e Olga Olivieri. Due figurine da presepe colpite dall’ultimo raggio di sole che cala dietro ai monti.

Walter, bello, sulla trentina, sta ridendo, le mani sui remi. E’ una risata cattiva, sardonica che dà una luce fredda ai suoi occhi. Si sporge verso la donna, molto carina, coi capelli rosso fuoco raccolti in una lunga coda di cavallo, che lo fissa con gli occhi pieni di lacrime.

WALTER

E perché dovrebbe essere proprio mio?

OLGA

Perché sono venuta solo con te!

WALTER

Dite tutte così. Scopate come forsennate e poi cercate il fesso di turno che ci metta sopra il cappello. Con me hai sbagliato indirizzo, tesoro. E poi c’è l’aborto? E’ legale, no? Nessuno vuole un bastardo…

Olga si alza di scatto e la barca dondola pericolosamente.

OLGA

Sei tu il bastardo!

Colpisce Walter con uno schiaffo. L’uomo reagisce e la colpisce con una ginocchiata al ventre.

Olga urla, reggendosi il ventre, piegata in due per il dolore. Un filo di sangue le cola lungo una gamba.

WALTER (ride)

Ecco risolto il problema, se eri incinta, adesso non lo sei più!

Con un urlo di rabbia Olga si getta contro Walter che cerca di scansarla. La barca si rovescia e i due cadono in acqua.

Walter annaspa, si dibatte. Olga riaffiora e nuota raggiungendo la barca con tre bracciate.

WALTER (bevendo)

Non so nuotare! Aiuto!

Olga ai aggrappa alla poppa rovesciata della barca e guarda Walter che cerca di raggiungere la prua, starnazzando, bevendo e tossendo.

Olga, reggendosi alla barca, si sdraia sull’acqua di dorso.

Walter allunga la mano per aggrapparsi e Olga dà un colpo di piede nell’acqua e la barca si allontana di pochi centimetri dalla mano di Walter

WALTER (bevendo e tossendo)

Aiutami… non so.. nuotare….

Riesce quasi ad artigliare la barca ma Olga dà un altro colpo di piede nell’acqua e gliel’allontana di altri dieci centimetri.

 

Walter beve, va sotto, riaffiora, disperato e guarda Olga che lo fissa con occhi senza espressione, aggrappata alla barca rovesciata.

 

Si tende di nuovo nel disperato tentativo di afferrare la prua della barca ma ancora una volta Olga , nuotando, gliel’allontana di quel che basta per impedirgli la presa.

Walter capisce e sputa acqua e parole

WALTER

Ma che fai?… mi vuoi ammazzare…. Olga, ti prego… Olga!

Fa un ultimo disperato tentativo per raggiungere la barca ma Olga, sadicamente, fissandolo con uno sguardo gelido e folle, gli tira via la barca da sotto la mano che ricade, adunca, nell’acqua.

WALTER

Ma che fai…. maledetta …

Walter affonda in un vasto gorgo e Olga resta immobile a guardare l’acqua che si richiude su di lui. La sagoma del corpo di Walter sparisce nelle profondità liquida colorata di rosso dal sole che sta sparendo dietro le montagne che circondano il lago.

Olga lentamente comincia a nuotare sul dorso muovendo ritmicamente i piedi e tenendosi alla poppa della barca.

Tutto sembra finito, ma di colpo Walter riemerge, stralunato, gli occhi sbarrati, agonizzante e fissa Olga con uno sguardo lungo e tremendo, prima di sparire di nuovo sott’acqua.

.Stavolta Walter non riaffiora. In un ultimo gorgo di bolle, Olga vede il volto dell’uomo con la bocca disperatamente aperta e gli occhi sgranati, svanire verso il fondo. L’acqua del lago è scura, sta calando la sera.

TITOLI DI TESTA

SCENA  2

STANZA OSPEDALE. Int. giorno

Olga, pallida, i capelli rossi sciolti sul cuscino come un’aureola, è ancora sotto l’effetto dell’anestesia.

Nella penombra della stanza, un’ombra si muove verso di lei.

E’ Serge, un ragazzo biondo, sui vent’anni, che si china a spiare il viso della donna.

Olga socchiude gli occhi, quasi avvertisse la presenza di quella faccia a pochi centimetri dalla sua, ma poi li richiude.

Il ragazzo le soffia in un orecchio poche parole, dense di un odio maligno:

                                SERGE

Troia, non la farai franca…. Tu hai ammazzato mio fratello e te la farò pagare… mi senti? Non la farai franca, hai affogato mio fratello e io t’ammazzerò… mi senti vero, maledetta troia? Io lo so che non è stato un incidente… Walter ti voleva scaricare e tu l’hai ucciso…

Olga ha un tremito, geme, forse qualcosa capisce.

La mano energica di un chirurgo afferra il ragazzo per una spalla e lo strattona all’indietro:

                                 CHIRURGO

Lei che fa qui? Non si può stare… se ne vada!

Serge, fratello minore di Walter, obbedisce senza protestare. Si volta e se ne va, incrociando il commissario Bouchet, uomo segaligno sulla sessantina, che si ferma sulla soglia della stanza. Chiede al chirurgo

 BOUCHET

La ragazza sa che Walter Brandt è morto? Sì, insomma, che non è stato trovato il corpo?

CHIRURGO

Sì, lo sa. Ha chiesto di lui prima dell’intervento e glielo abbiamo detto. Lo sa.

BOUCHET

E come l’ha presa?

CHIRURGO (alzando le spalle)

Ha pianto. Credo commissario che dovrà aspettare qualche giorno per avere da lei un racconto sensato di quanto è accaduto.

Il Commissario annuisce e si avvia. Vede sulla soglia della stanza due giovani donne poco più che ventenni, ansiose. Sono Meme Perrier e Ramona Coppa.

                                        RAMONA (al chirurgo)

Come sta?

CHIRURGO

Deve solo riposare. Tornate domani.

                                        BOUCHET (intervenendo)

Sono il commissario Bouchet. Siete amiche della Olivieri?

                                         MEME

Più che amiche, commissario. Sorelle.

Il commissario sorride e si rivolge di nuovo al chirurgo

         BOUCHET

         I parenti sono stati avvisati?

         CHIRURGO

         Vive con una vecchia zia bigotta che dopo questo scandalo               non vede l’ora che se ne vada. Pare abbia dei cugini a              Firenze, in Italia.

 

SCENA 3

FIRENZE. PANORAMA DELLA CITTA'. Est.tramonto

 

E’ un altro tramonto, estivo, festoso, pieno di vivida luce. La didascalia informa:

FIRENZE, DUE MESI DOPO

 

SCENA 4

CORTILE LOFT OLGA. Esterno sera

Firenze annega in una luce dorata che dà magia ai suoi monumenti.

Olga, che non mostra i segni della tragedia vissuta, guarda la magnificenza di quel tramonto fiorentino, affacciata a una porta a vetri, su un piccolo terrazzo, incorniciato da vasi fioriti. E’ avvolta in un accappatoio bianco, i capelli rossi sciolti sulle spalle.

L’ultimo raggio di sole si spegne sul campanile di Giotto che svetta oltre i tetti, aldilà dello slargo che si apre davanti alla casa e gioca sul suo volto mentre un colpo di vento fa gonfiare le tende e le scompiglia i capelli. La donna ha un brivido. Il tramonto trascolora nella sera.

Chiude la finestra e rientra nell’appartamento.

 

SCENA 5

LOFT DI OLGA. Interno notte

Gli antichi tramezzi sono stati eliminati e l’ambiente ha l’aspetto di un loft newyorkese: un unico grande ambiente, a volta alta, con un arredo moderno che contrasta con due panconi trecenteschi.

Olga attraversa il salone ingombro di tele bianche e dipinte. Si ferma davanti a una di esse, ancora sul cavalletto, coperta da un drappo nero.

Leva la mano per toglierlo ma si ferma. Esita, come se quella stoffa nera celasse qualcosa di odioso. Fa un passo indietro, abbracciandosi per calmare un brivido di angoscia. Dà le spalle al quadro e si avvia su per la grande scala di legno lucido che porta a un soppalco dove c’è la zona notte. Calcia via le pantofole.

La porta a vetri nel salone sbatte. Olga si affaccia sulla balconata. E’ nervosa, si ferma a guardare, attenta a captare qualche altro rumore.

                                       OLGA

Sei tu?

chiede, ma nessuno le risponde.

La portafinestra è socchiusa e il vento della sera muove le tende. Olga scende di nuovo, a piedi scalzi, e la chiude. Guarda fuori: ormai è quasi buio.

Alle sue spalle qualcosa cigola.

Si volta di scatto e vede l’anta di un armadio a muro che oscilla.

Corre angosciata a spalancare l’armadio. I cardini gemono per l’attrito. Olga afferra una bracciata di vecchi giornali, li butta a terra e scopre un borsone di tela verde a doppi manici di cuoio. Lo tira fuori e lo apre, facendo scorrere la lunga cerniera: dentro ci sono decine di mazzette di banconote da 100 dollari. Olga sorride sollevata e ne prende una, la accarezza con un gesto sensuale. La sfoglia tra le dita, odorandola come fosse un fiore.

Suona il cellulare, una musichetta tipo "Soldi, soldi, soldi", Olga rimette il denaro nella borsa, richiude la lampo e sistema la borsa al suo posto, nascondendola di nuovo con i vecchi giornali.

Risponde al telefono risalendo al piano di sopra.

                                        OLGA (ascolta)

Certo che sono io… Sì, ho paura, e allora?

Chiude il telefonino ed entra nel bagno. Accende la luce, accosta la porta di vetro smerigliato e versa nell’acqua della vasca una polvere profumata. sciacqua con le mani per fare schiuma. Apre il rubinetto per riempirla del tutto.

Ora che le ombre della notte si addensano nella casa, l’unica fonte di chiarore sui quadri del salone proviene dalla porta a vetri del bagno. Domina l’ambiente il quadro sul cavalletto coperto dal drappo nero.

In un gioco di ombre e di luci si intravede la sagoma di un volto oltre i vetri della portafinestra, una faccia che si schiaccia contro i vetri per spiare l’interno, deformandosi.

E’ solo una macchia chiara, non si capisce neppure se è di uomo o di donna.

 

SCENA 6

LOFT DI OLGA. PASSAGGIO DI TEMPO. Interno notte

DETTAGLIO: la mano destra di Olga è poggiata sul piano della toilette del bagno e con la sinistra la donna si sta limando le unghie. Al suo anulare destro porta una fascetta d’oro larga un centimetro su cui è scritto in un bel smalto blu "Cu2O".

Alle sue spalle l’acqua sta scrosciando nella vasca ormai colma, piena di schiuma.

Olga posa la limetta e si sfila l’anello. Lo rigira fra le dita con un sorriso, ricordando qualcosa che quell’anello le richiama, poi lo posa in una grossa coppa portaoggetti in ottone, sul piano della toilette.

Si alza e si leva l’accappatoio apparendo in tutta la sua splendente nudità. Chiude l’acqua e il cessare dello scroscio le permette di sentire un cigolare lamentoso che sembra quello delle ante dell’armadio dei soldi.

Olga si blocca. Ascolta. Spegne la luce ed esce dal bagno in punta di piedi.

Si sporge appena dalla ringhiera del soppalco per controllare sotto, ma nell’oscurità del salone tutto sembra a posto e l’armadio ha le ante chiuse.

DETTAGLIO: la serratura a catenaccio della porta di ingresso va indietro di una tacca, ma senza rumore.

Olga non se ne avvede, scrolla le spalle, si volta e torna nel bagno tirandosi dietro la porta col vetro smerigliato. Riaccende la luce ed entra nella schiuma facendola debordare e si rilassa.

Chiude gli occhi, ma un movimento porta l’acqua a lambirle le labbra. Trasalisce con violenza e si tira su, ansimando.

Con un lievissimo "click" la porta di ingresso si socchiude e si intravedono due occhi grigi di uomo sulla cinquantina, seminascosti dall’ala di un borsalino. Sono gli occhi di Franco Berta.

L’uomo recupera la chiave con cui ha aperto la porta e se la mette in una delle tasche del giaccone che indossa. Non entra, ma guarda a destra e a sinistra, spiando la penombra del salone.

Si blocca e richiude piano l’uscio, lasciando solo una stretta fessura: davanti al quadro sul cavalletto, al centro dell’ambiente, c’è qualcuno.

Sembra una statua ma poi l’ombra scura leva un braccio e Berta vede che impugna un’ascia, il cui metallo gli manda un lieve riflesso captando la luce che piove dalla porta vetrata del bagno. La figura sembra un fantasma che scivoli sul pavimento iniziando a salire la scala del soppalco.

Uno scalino cigola dando peso a quell’ombra e Olga, occhi chiusi, immersa nella densa schiuma della vasca, sente il rumore e dà un’occhiata verso la porta.

Berta non ha il coraggio di entrare: allarga di pochi centimetri lo spiraglio da cui spia.

Scorge l’ombra nera, sul soppalco, stagliarsi contro il vetro smerigliato della porta del bagno.

La mano guantata di nero si posa sulla maniglia. La gira e l’uscio si apre lentamente, scoprendo mano a mano la vasca da bagno colma di schiuma che ondeggia come se qualcuno si fosse completamente immerso.

La luce del bagno mostra i contorni della figura umana avvolta in un mantello nero col cappuccio. La figura esita non vedendo alcuno, volge il capo a destra e a sinistra, poi lentamente si avvicina alla vasca. Solleva l’ascia e tuffa l’altra mano nella schiuma, certa di trovare Olga. Ma sciacqua a vuoto.

Con un urlo feroce, un grido di disperazione animale, Olga, nuda, aggredisce l’aggressore alle spalle, brandendo la coppa portaoggetti in ottone e colpendo all’impazzata.

Berta impaurito scorge le due ombre che lottano oltre il vetro smerigliato della porta del bagno, finché un colpo d’ascia lo fa letteralmente esplodere.

L’uomo si ritrae di scatto, chiudendo l’uscio, e l’ultimo urlo che sente è mozzato a metà da un tonfo sordo, terribile: da macelleria

 

SCENA 7

STRADA DEL LOFT DI OLGA. Esterno notte

Berta si affretta verso la sua auto parcheggiata sull’altro lato della strada.

Pigia il telecomando, l’auto ha un breve lampeggio di riconoscimento. Berta apre la portiera ed entra nell’abitacolo.

Da fuori la villetta è buia, con la sola luce che proviene dalla finestrella alta, quella del bagno.

Un ombra umana la attraversa per un attimo, poi più nulla.

Berta si passa il fazzoletto sul viso e guarda l’orologio: sono quasi le undici.

Prende un cellulare dalla tasca e pigia sui tasti, poi borbotta con voce ancora rauca per l’emozione:

                                        BERTA

Carla, non posso venire. E’ successo un imprevisto…. non posso dirlo al telefono…

e chiude la comunicazione. Si riempie la pipa e la accende, cercando di riordinare i pensieri.

I suoi occhi non si staccano dalla villetta. La finestra del bagno di Olga è sempre illuminata. Il cancello d’ingresso è chiuso. La strada è deserta. Berta fuma e aspetta: ma non esce nessuno.

 

SCENA 8

STAZIONE FERROVIARIA DI FIRENZE. Interno/esterno giorno

L'eurostar entra in stazione.

I passeggeri cominciano a scendere.

Fra di loro ci sono due splendide ragazze ventenni: Meme Perrier e Ramona Coppa, cariche di valige.

UN PASSANTE

O che serve una mano belle bambine? Pure due eh?

RAMONA

Grazie. Ci bastano le nostre di mani.

MEME

Non rispondere, Ramona. E’ la prima volta che vieni in Italia?

RAMONA

No, te l’ho detto. Ci son venuta da piccola con la mamma. Però siamo andate a Roma a vedere il Papa.

MEME (ridendo)

Se dai troppa confidenza, qui il Papa te lo fan vedere tutti…

Le due donne si incamminano verso la stazione con le loro valigie

RAMONA (ridendo)

Magari io lo voglio vedere, no? Senti, Meme, è lontano questa posto?

MEME

Via di Santa Maria. Non dovrebbe, però è meglio che prendiamo un taxi… con tutte queste valigie…

SCENA   9

STRADA APPARTAMENTO MEME E RAMONA. Esterno giorno

(Il dialogo fra Ramona e Meme prosegue senza interruzione di continuità. )

Un taxi si ferma davanti a una palazzina nel centro di Firenze. Meme e Ramona scendono e il tassista aiuta a scaricare le valigie.

Ramona dà un’occhiata all’edificio, con una smorfietta

RAMONA

Come l’hai trovato questo buco?

MEME

Attenta come parli! Pare che ci abbia dormito il Machiavelli…

RAMONA

Speriamo che abbiano cambiato le lenzuola…

MEME (ride)

Ci stava Olga i primi tempi. Per questo ho prenotato qui.

 

SCENA   10

APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno giorno

Una simpatica donna sulla quarantina, dalla calata fiorentina, spalanca le gelosie della portafinestra che dà su un balconcino che si affaccia in un cortiletto a pozzo e poi apre la seconda che si affaccia su una stradina e dà anche una visione dei tetti di Firenze. La stanza da letto a cui si accede da un corridoio buio è ampia, affiancata da un salottino, con un lettone matrimoniale in ferro battuto. Anche la sala da bagno è ampia e bene arredata

BEATRICE

Nun fo pe’ vantarmi ma qui c’ha dormito il Machiavelli, signorine… Io mi chiamo Beatrice. Il bagno è di qua. C’è la vasca, la doccia, il bidè che voi stranieri non usate, e la tazza con l’asse imbottito: come dice il Poeta? io son Beatrice che vi faccio andare…

Ramona solleva le coperte e guarda le lenzuola, mentre Meme le dà un’occhiata divertita.

Dietro a loro, un ragazzo sui vent’anni, secco e brufoloso, posa le valigie

Due sull’apposita panca e una sul pavimento. Meme allunga una moneta da 1 euro al ragazzo che si inchina e se ne va. Poi a Beatrice:

MEME

Grazie signora. Molto gentile.

BEATRICE

O il letto gli è per luna di miele, bello, ampio, comodo… il mi’ Dante dice che il banco da lavoro ha da essere adeguato alla bisogna… però se volete lo si può dividere in de lettini…

RAMONA

No, non importa… vero Meme?

MEME

Com’è va benissimo.

BEATRICE (frugandosi)

Allora si lascia così. Oh… di cognome come fate…? ce l’avevo qui ma…

MEME

Lei Coppa e io Perrier, come l’acqua minerale..

BEATRICE

Lasciate stare l’acqua minerale che qui s’ha un Chianti da far piangere Bacco. Oh, non per sapere gli affari vostri, ma quanto pensate di fermarvi? Sapete, c’è un sacco di gente che viene a Firenze per una settimana e non se ne va via più…

MEME

Noi… non sappiamo. Siamo amiche di Olga Olivieri. Se la ricorda? Quella ragazza di Ivoire… quella con quei gran capelli rossi fino a mezza schiena con l’hobby della pittura… stava qui un mese fa.

BEATRICE (senza entusiasmo)

A sì. Quella un po’ strana. Anche nel pagare il conto…

MEME

Cioè?

Beatrice fa un gesto vago e poi si stringe nelle spalle

BEATRICE

Cioè niente. E’ che son chiacchierona. Me lo dice sempre Dante mio che a me la lingua non viene mai "tremando muta"…

MEME

E’ che… vede, vorremmo tanto trovarla. E una settimana che non risponde più al telefonino.

BEATRICE

Ah! Quelle son trappole! Ve lo immaginate l’Alighieri col cellulare: Beatrice mi ami? E quanto mi ami? Addio Divina Commedia…

MEME (sorride)

Olga ci aveva dato un indirizzo ma il telegramma che le abbiamo spedito per dirle che arrivavamo è tornato indietro: destinatario sconosciuto.

BEATRICE

A volte pure le poste… eh?

(avviandosi)

la vostra amica è una gran bella ragazza… avrà trovato qualcuno che l’ha portata a vedere l’Italia…

RAMONA (ammiccando)

Papa compreso?

BEATRICE

E perché no? Anche il Papa fa parte dello spettacolo.

Fa per uscire ma Meme la ferma

MEME

Ha detto che era strana. Olga non era strana, solo che le era successa una brutta disgrazia. Durante una gita in barca il suo fidanzato è affogato.

BEATRICE

Oh, mi dispiace. Io credevo che fosse un po’ fumata.

Ha affittato per una settimana, però è rimasta due ed è scappata via senza pagare ma poi è tornata e mi dato mille dollari anche se me ne doveva solo la metà…

RAMONA

Mille dollari? Allora davvero deve avere trovato qualcuno coi soldi. Olga non aveva una lira…

BEATRICE

Beata lei. Io l’ho dico sempre al Dante mio: se quando sei andato all’inferno ci restavi, chissà, magari io adesso ero in Paradiso…

SCENA   11

PIAZZA DELLA SIGNORIA. Esterno giorno

La statua del David di Michelangelo, vista dal basso.

RAMONA (off)

Non è più quello vero… questa è una copia…

MEME (off)

Anche Olga ne aveva trovato una copia, pare…

Le due ragazze sono a naso all’aria davanti al David, Meme ha in mano una cartolina e la guarda

…in carne e ossa ma con gli occhi blu… almeno così dice in questa cartolina…

Ramona prende la cartolina dalle mani di meme e la guarda:

DETTAGLIO: sulla cartolina il David ha gli occhi dipinti di blu col pennarello e una scritta vergata a mano che dice:

                                         è come questo, con gli occhi blu!

RAMONA (girando la cartolina)

Che data ha?

MEME

La data Olga non l’ha messa. Però si legge il timbro. Aprile 23 o 25… quasi due settimane fa.

RAMONA (restituendo la cartolina)

Se aveva trovato un altro a me non l’ha detto. L’ultima volta che mi ha telefonato parlava solo di quadri e di soldi.

MEME

Pensi che si fosse già rimessa dallo shock ?

RAMONA

Guardati intorno: si può restare sotto shock in un posto così? Secondo me ha ragione la fantesca: se ne sarà andata con qualcuno e di noi se ne fotte alla grande.

MEME (sorridendo)

Non è la fantesca. Beatrice è la padrona.

Un uomo sulla trentina, in vespino, tirandosi appresso un cane assicurato con un guinzaglio. E’ Angelo Pisca

Vede le due ragazze e sgrana gli occhi..

Pisca sbanda e per poco non investe un gruppetto di turisti si interpone fra le due ragazze e lui mentre Meme tira fuori una cartina di Firenze. Ramona guarda preoccupata Pisca, poi Meme attira la sua attenzione sulla mappa

MEME

Noi adesso siamo qui. Guarda, qui ci dovrebbe essere la galleria dove Olga esponeva i suoi quadri, mentre da quest’altra parte c’è l’appartamento dove era andata a stare nelle ultime settimane. Dividiamoci che facciamo prima. Tu cosa preferisci: la galleria o l’appartamento?

RAMONA (annoiata)

Meglio i quadri. Ci teniamo in contatto col cellulare.

prende la cartina dalle mani di Meme e si avvia, guardando la mappa. Meme la segue con lo sguardo per un attimo, un po’ perplessa, poi scrolla le spalle e si incammina dalla parte opposta.

Dal gruppo di turisti sbuca un uomo sui trentacinque anni: è Lucio. Guarda le due ragazze che si allontanano in direzione opposte. Esita, poi lancia per aria una moneta e la riacchiappa. Guarda la moneta e sorride. Si incammina dietro a Ramona, soddisfatto.

 

SCENA   12

GALLERIA DI CARLA. Interno giorno

Quadri di arte moderna appesi alle pareti della galleria.

Ramona dà loro un’occhiata.

Nella galleria c’è solo un altro visitatore, un uomo sulla cinquantina che guarda i quadri usando una lente di ingrandimento: è Berta, ma ci dà le spalle.

Si avvicina a Ramona una donna elegantissima, un po’ maschile nell’abbigliamento: è Carla, la gallerista.

CARLA

Buongiorno. Ha già qualche preferenza?

RAMONA

Mi scusi, non sono qui per i quadri…

CARLA (maliziosa)

Ah no?

RAMONA

Cerco una donna.

CARLA

Interessante. Posso esserle utile?

RAMONA

Forse. Esponeva qui. Almeno così mi disse.

CARLA

E quando?

RAMONA

Non sto parlando del secolo scorso. Un paio di settimane. Parlo di Olga Olivieri…

CARLA

Ah, la rossa! Coi capelli fino a qui… stupendi! Perché la cerca? Le è successo qualcosa?

RAMONA

No, spero di no. Siamo amiche ma il suo telefonino non risponde più da una settimana. E non so dov’è finita. E’ molto che non viene qui?

CARLA

No, non tanto. Venerdì questo… no, forse era venerdì l’altro. Ho ancora uno chèque di 700 mila lire per l’ultimo quadro che le avevo venduto.

RAMONA

Non è venuta a ritirare i soldi? Questo è un brutto segno.

Berta resta sempre di spalle ma si avvicina alle due donne, fingendosi assorto a guardare i quadri appesi al muro.

CARLA

Ho pensato che fosse tornata a casa…. Svizzera vero?

RAMONA

Sì, Svizzera.

Carla prende le mani di Ramona fra le sue e sorride

CARLA

Che belle mani, anche tu dipingi?

RAMONA

Negata completamente!

CARLA

Si possono fare tante cose piacevoli con mani così…

Carla si attarda con le mani di Ramona fra le sue. Una voce d’uomo interrompe il disagio di Ramona:

LUCIO (off)

E allora, andiamo?

Lucio Camilleri con un bel sorriso si avvicina fingendo di conoscere Ramona e la prende sottobraccio.

Ramona sta al gioco.

RAMONA

Sì, certo. (a Carla) E grazie.

Ramona sfila le sue mani da quelle di Carla che dà un’occhiata di traverso a Lucio e poi dice a Ramona

CARLA

Dovessi vedere Olga che le dico? Se mi lascia un suo recapito…

RAMONA

Mi chiamo Ramona. Ho appena affittato un appartamento. E non mi ricordo l’indirizzo. Ripasso io.

CARLA

Io mi chiamo Carla. Spero di rivederti presto.

Lucio fa un cerimonioso cenno di saluto a Carla, un po’ ironico, ed esce sottobraccio a Ramona.

Berta si volta di scatto a guardare Carla: il P.P. del suo viso ci ricorda che l’abbiamo intravisto la notte del delitto nel loft di Olga.

 

SCENA 13

STRADA GALLERIA DI CARLA. Esterno giorno

Ramona sta ridendo e dice a Lucio

RAMONA

Grazie. Ma lei sta lì apposta per salvare le povere ragazze in pericolo di perversione?

LUCIO (ridendo)

Sì, ma non a tempo pieno. E solo quando le ragazze in pericolo sono straordinariamente belle.

RAMONA

Complimento di alta scuola italiana. Latin lover diplomato?

LUCIO

Dilettante. Qualche pregiudizio?

RAMONA (sorride)

Semmai aspettativa… La signora della galleria è un po’, come dire, lesbica?

LUCIO

Carla? Chissà, attacca bottoni alle ragazze. Ma lo faccio anch’io come vedi…

Ridono entrambi. Poi hanno un attimo di silenzio e di imbarazzo.

Berta sosta a due passi dai due, dando loro le spalle, fingendo di cercare qualcosa nella sua borsa

RAMONA

Camilleri? Parente dello scrittore?

Lucio dà un’occhiata a Berta e prende Ramona per un braccio, avviandosi. Berta capisce di aver dato nell’occhio e se ne va in fretta.

LUCIO (rispondendo a Ramona)

No relation. Ho sentito che cerchi una, sei per caso una collega?

RAMONA

Collega? Che vuoi dire?

LUCIO

Sono una specie di detective.

RAMONA

Di quelli specializzati in corna e persone scomparse?

LUCIO

Anche.

                        RAMONA

Che brutto mestiere! No, io no! sono venuta Firenze con un’amica mia perché qui dovrebbe essersi una nostra ex compagna di scuola… ma non riusciamo più a trovarla. Magari se ne sarà scappata alle Hawaii con qualche latin lover dilettante…

LUCIO (ridendo)

Vuoi dire uno come me?

RAMONA

E tu cosa cercavi?

LUCIO (sorride)

Non bisogna mica andare fino alle Hawaii per agganciare una bella ragazza... eh?

Ramona ricambia il sorriso. Si avvicina di più a Lucio e lo guarda negli occhi.

Lucio equivoca e si muove per baciarla ma Ramona lo ferma interponendo due dita fra le loro bocche:

RAMONA

No, scusa. I tuoi occhi hanno a volte dei riflessi blu…

LUCIO

Diventano blu quando mi piace una ragazza…

Stavolta Ramona non impedisce che le labbra di Lucio sfiorino le sue.

CASCHERINO (off)

Porcello cerca ghianda!

urla un cascherino pigiando sui pedali del suo triciclo. Ramona guarda Lucio con aria interrogativa e l’uomo sorride

LUCIO

Filosofia plebea…

 

SCENA 14

STRADA DEL LOFT DI OLGA. Esterno giorno

Da fuori sembra un officina: è un capannone attaccato ad una villetta, con davanti un giardinetto fiorito.

Meme controlla l’indirizzo: e poi suona al campanello che c’è sulla porta.

Dlin –dlon!

Il suono armonioso del campanello è chiarissimo. Ma nessuno apre. Meme suona ancora. Sta per andarsene quando la porta si apre di scatto, per comando elettrico remoto.

Meme esita, spinge l’uscio e chiede

MEME

Posso entrare?

CARLINO (off)

Sì! Metti sul tavolo! Vengo subito!

Meme varca la soglia, incerta.

 

SCENA 15

LOFT DI OLGA. Interno notte

Meme avanza nel grande salone in cui vedemmo l’orrendo assassinio di Olga. L’arredo è lo stesso e sul cavalletto da pittore c’è un quadro ma rappresenta una veduta di Ponte Vecchio.

Alle pareti sono appoggiate altre tele, sia bianche che dipinte.

La porta a vetri del bagno è stata riparata e ora si apre lasciando apparire un uomo sulla trentina, in mutande, che si sta asciugando la faccia con un asciugamano di spugna: è Pepi Carlino.

Pepi resta per un attimo bloccato dalla sorpresa a guardare Meme, l’asciugamano premuto sulle guance.

CARLINO

Oh… scusi, credevo fosse il ragazzo della pizza….

Lei non porta pizze, vero?

MEME (sorride)

No. Lei ha aperto la porta e io sono entrata. Mi chiamo Meme e sono un’amica di Olga Olivieri. .

CARLINO

E chi è questa Olga?

MEME

Non abita più qui?

CARLINO

Se dice quella che stava qui prima di me, no. Ma io non l’ho mai conosciuta.

Carlino acchiappa un paio di pantaloni e se li infila, sentendosi più a suo agio.

Meme dà un’occhiata ai quadri

MEME

Anche Olga dipingeva, però…

CARLINO

Sì. Questo posto va bene per dipingere. C’è una bella luce. La sua amica non le ha detto che se ne andava da qui?

MEME

No. Questo è l’ultimo indirizzo che mi ha dato.

CARLINO

Non so che dirle. Io sono qui solo da ieri e il padrone di casa mi ha detto che l’inquilina prima di me se n’era andata senza pagare l’affitto e così ha voluto sei mesi anticipati.

Pepi avvolge con un sguardo valutativo la bella Meme

Lei ha mai fatto la modella?

MEME

No. Non ha trovato niente di Olga? Non ha lasciato niente?

CARLINO

C’erano dei vestiti mi pare, ma li ha portati via il padrone di casa… ah, il quadro! Un quadro quasi finito…. L’ho messo, l’ho messo…

Pepi Carlino scartabella in un mucchio di tele appoggiate al muro e ne prende una che va a mettere sul cavalletto, togliendo quella che raffigura Ponte Vecchio.

Adesso il quadro non finito lo vediamo bene ed è angoscioso: oltre una quinta di lunghi capelli rossi femminili gocciolanti sangue, raffigura i cadaveri di un uomo e di un feto orrendamente gonfi d’acqua. Il cadavere del feto, con la bocca spalancata e piena di sangue, reca scritto sul petto la formula "Cu2O" .scritta in rosso.

Meme fa un passo indietro, orripilata e si porta istintivamente una mano davanti alla bocca. All’anulare della mano destra ha un anello uguale a quello di Olga.

Pepi guarda Meme con una smorfia e scuote la testa.

CARLINO

Secondo me chi ha dipinto questa roba era fatto fino ai capelli.

MEME

Olga non era una drogata. Il suo fidanzato affogò durante una gita in barca…

CARLINO

E che c’entra quel feto?

Meme ha una improvvisa fretta di andarsene

MEME

Non lo so. Comunque grazie signor…?

CARLINO

Oh mi scusi, non mi sono presentato: Pepi Carlino.

tende la mano e Meme la stringe. Il pittore la trattiene nella sua più del dovuto, accennando a un baciamano, ma resta a mezzo gesto

DETTAGLIO: al dito anulare destro di Meme c’è l’anello d’oro con su la scritta in smalto "Cu2O".

CARLINO

"Cu2O"… è quello che c’è dipinto su quel… bambino… che significa?

MEME (liberando la mano)

Niente. Un gioco tra adolescenti.

 

SCENA 16

UFFIZI. TRIBUNA E SALE COLLEGATE. Int. Giorno

La Venere del Botticelli fissa nel vuoto il suo sguardo un po’ triste, come se l’essere nuda le desse disagio.

Ramona è assorta davanti al quadro poi sussurra a Lucio

RAMONA

Quant’è bella. Sai, assomiglia un poco a Olga… i capelli soprattutto. Tanti e rossi così.

LUCIO

Accidenti Ramona, non male come amica… quella è niente meno che Venere.

RAMONA

Sì, Olga le assomiglia, non tanto nel viso quanto nell’atteggiamento.

LUCIO

Vergine e pudica come Venere che nasce dalle acque…

RAMONA

Già, ma guarda… Botticelli l’ha dipinta con l’ombelico. Ti pare che Venere che nasce dal mare dovrebbe avere l’ombelico?

LUCIO (ride)

No, certo. Buffo, non ci avevo mai pensato.

Berta, chiuso nel suo giaccone incongruo data la temperatura tiepida, scivola lungo il corridoio e sbircia verso Lucio e Ramona fermi davanti al quadro.

Lucio ne coglie il passaggio furtivo.

LUCIO

Scusa un momento… torno subito..

Lucio esce nel corridoio.

Berta è scomparso. Lucio si affaccia nella sala attigua, la sala Leonardo, piena di visitatori, ma Berta non c’è.

Lucio prosegue fino alla Tribuna, anche qui molti i visitatori ma Berta non c’è.

Ramona raggiunge Lucio, inquieta:

RAMONA

Che succede?

LUCIO

Niente.…mi devo essere sbagliato…

Ramona vede il ritratto di Lorenzo il Magnifico dipinto dal Vasari. Ramona è affascinata dal quadro. Lucio, alle sue spalle, le sussurra fra i capelli:

LUCIO

" Quant’è bella giovinezza che si fugge tuttavia, chi vuol esser lieto sia, del diman non v’ha certezza.. "

Ramona si volge e vede, nella fuga di stanze alla sua destra, un uomo che la sta fotografando, ha una coppola in testa, occhiali da sole e la faccia nascosta dalla fotocamera.

L’uomo, vistosi scoperto, si volta di scatto, badando a non farsi vedere in volto e svicola in una delle sale, sottraendosi allo sguardo di Ramona. Lucio ha visto tutto.

LUCIO

Conosci qualcuno a Firenze? Oltre alla tua amica, dico…

RAMONA

No. Però, hai visto, quel tizio mi ha fotografato...

LUCIO (alzando le spalle)

A Firenze le belle cose si fotografano. La gente non fa altro. Lo trovi strano?

RAMONA (scuote il capo)

No… Però tu verresti a guardare questi capolavori con gli occhiali da sole? Quel tipo li aveva. Andiamo a prendere un po’ d’aria, va!

E senza aggiungere altro si incammina rapida lungo il "cannocchiale" creato dalle sale, affacciandosi in ognuna di esse.

La prima è la sala del Perugino e del Signorelli: ci sono solo due donne.

La seconda è la sala del Duerer e c’è una coppietta che ridacchia davanti all’Adamo nudo, appeso accanto al vano porta.

La terza, del Giambellino e del Giorgione, è vuota.

La quarta è la sala dei maestri fiamminghi e c’è un gruppo di stranieri che ascolta distratta la voce di un cicerone che parla inglese.

CICERONE INGLESE

This man is unknown, probably a Florentine living in Bruges.

Notice the light in the background, so tipical of Memling…

Ramona si ferma sconcertata: l’uomo con la macchina fotografica sembra scomparso. Lucio raggiunge Ramona e la prende per mano, andando verso i finestroni sul fondo che si affacciano sull’Arno.

LUCIO

Vieni a vedere il panorama…

Ramona gira ancora un’occhiata intorno: molti turisti hanno una macchina fotografica a tracolla.

CICERONE INGLESE

This picture was for centuries assigned to Antonello da Messina…

Ramona si lascia trascinare oltre la sala del Correggio, dominata dal trittico del Mantegna, verso i finestroni da cui si domina l’Arno.

Solo ora, un uomo nel gruppo dei turisti, si volge e si leva gli occhiali da sole: è Angelo Pisca, quello che abbiamo visto in bicicletta col cane in piazza della Signoria.

Sembra preoccupato, il suo volto pallido è illuminato da occhi di un blu intenso.

 

SCENA 17

PIAZZALE MICHELANGELO Est giorno

Sul terrazzo panoramico di un belvedere, Lucio guarda attraverso uno dei cannocchiali a moneta messi a disposizione dei turisti. Ramona gli picchietta su una spalla

RAMONA

Non ero io che dovevo vedere i tetti di Firenze?

LUCIO

Sì, ma vuoi mettere… da casa mia li hai proprio davanti, quasi li tocchi…

scherza Lucio e lascia a Ramona il cannocchiale.

Ramona ride e mette l’occhio al cannocchiale e lo fa scorrere in lenta panoramica sui lungarni e sulla gente che li affolla.

Poi l’immagine si sposta velocemente sul Lungarno e sulla gente che lo affolla.

Nel cerchio della lente non perfettamente a fuoco resta per un attimo centrata Meme che cammina accanto al parapetto del Lungarno, la supera, torna indietro e si ferma sulla ragazza

RAMONA (off)

Uh che buffo… c’è la mia amica….

Ramona si stacca dal cannocchiale e dice a Lucio

RAMONA

Guarda, guarda… è quella con la camicetta fucsia e con la coda di cavallo…

Lucio si piega e accosta l’occhio al cannocchiale, lo muove un poco e poi chiede, senza staccarsi da esso

LUCIO

E’ quella che sta con quella rossa….?

RAMONA

Una rossa? Quale rossa? La camicetta è rossa.

LUCIO

Quella con la camicetta rossa che sta con quella bella ragazza dai capelli color rame, lunghi…come la Venere del Botticelli…

Ramona scosta Lucio con una certa violenza e si incolla al cannocchiale.

Come visto dal cannocchiale: la gente che cammina sul Lungarno.

Il campo del cannocchiale si sposta a destra e a sinistra ma Meme non si vede più.

RAMONA (off)

Accidenti… non la vedo più…

Ramona si drizza e dice a Lucio

RAMONA

Sicuro che stesse con una ragazza dai capelli rossi?

LUCIO

Bè… c’era una con una camicetta rossa che camminava insieme a un’altra che aveva i capelli lunghi e ramati… E’ importante?

RAMONA

La camicetta era fucsia, non proprio rossa. Forse ha trovato Olga!

Prende dalla propria borsa il suo cellulare e pigia un tasto. Lo ripigia

RAMONA

Che stronza! Ha staccato… oh chissenefrega! Giusto?

LUCIO

Giustissimo. Ti va una cenetta con un latin lover?

RAMONA (maliziosa)

Solo se poi c’è un seguito adeguato…

 

SCENA 18

MANSARDA LUCIO. PANORAMA DEI TETTI DI FIRENZE. Int/Est. Notte

Una PANORAMICA sui tetti di Firenze di notte, con il riflesso delle luci che mettono in evidenza gli innumerevoli monumenti, termina sul finestrone della mansarda di Lucio.

Lucio e Ramona sono abbracciati, lei davanti a lui, completamente nudi, di fronte al colpo d’occhio della Firenze notturna.

LUCIO

Il seguito è stato adeguato?

RAMONA

Direi di sì.

Lucio gira la donna verso di sé e i due si baciano.

Nella borsa di Ramona trilla il cellulare. La donna si stacca dall’amante e va a rispondere.

RAMONA

Sì… oh, Meme, alla buon’ora… ti ho chiamata ma…

 

SCENA 19

APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte

Meme è al telefono, in camera da letto, nell’appartamentino appena affittato.

 

                                          MEME

                                            Il mio era scarico, ma ti ho chiamato anche da quello di casa                                             e non rispondevi. Che stavi facendo?

 

SCENA 20

MANSARDA LUCIO. Interno. Notte

 

Ramona guarda Lucio che si copre con un lenzuolo

RAMONA

Cose piacevoli. Poi ti spiego.

MEME (voce al telefono)

Senti, è importante. Ha chiamato un uomo che dice di essere il fidanzato di Olga.

RAMONA

Scusa, ma tu non passeggiavi con Olga sul Lungarno qualche ora fa?

 

SCENA 21

APPARTAMENTO RAMONA E MEME . Interno notte

 

Meme al telefono

MEME

No! Ma che dici? Ti senti bene, Ramona?

 

SCENA 22

MANSARDA LUCIO. Interno. Notte

Ramona si schermisce alle moine di Lucio, copre un attimo il microfono del cellulare e gli dice

RAMONA

E’ Meme, la mia amica. Hai avuto le traveggole al cannocchiale…

(al telefono)

Mai stata così bene. No, è che un mio amico mi aveva detto di averti visto con una coi capelli rossi lunghi e ho pensato a Olga…

MEME (al telefono, off)

Un amico? Ti sei già fatta un amico?

RAMONA (ammiccando a Lucio)

Mi sembra di sì…

 

SCENA   23

APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte

Meme, eccitata, al telefono

MEME

Va bene, senti. Quello che ha chiamato ha detto di essere un certo…. ecco, Angelo Pisca. Mi ha dato appuntamento in un bar a Piazza della Signoria. Pare che sappia qualcosa di grave su Olga. Voglio che ci sia anche tu.

 

SCENA 24

MANSARDA LUCIO. Interno. Notte

RAMONA (al telefono)

Certo! Ci vediamo in piazza! Sotto il David!

Butta il cellulare e comincia a rivestirsi in fretta. Lucio ci resta un po’ male.

LUCIO

Ma la notte degli amanti era appena incominciata…

RAMONA (sorridendo)

Va bene, presuntuoso, vedremo alla prossima. Devo andare assolutamente adesso. Davvero.

LUCIO

Lo sai che sei uno schianto, vero?

RAMONA

Più o meno…Ciao.

risponde Ramona lusingata, poi si china a dare un bacio a Lucio. Acchiappa la borsa e corre via. Lucio protesta:

LUCIO

Piazza della Signoria è a due passi… non devi mica correre…

Ma Ramona ha già sbattuto la porta dell’appartamento.

 

SCENA 25

PIAZZA DELLA SIGNORIA. BAR. Esterno notte

 

La statua del David è illuminata. Davanti un paio di turisti la stanno ammirando.

Meme è seduta a uno dei tavoli esterni di un bar, con una tazzina di caffè vuota sul tavolo, e tiene l’occhio fisso sulla statua.

Vede arrivare Ramona di corsa. Si alza e le fa un cenno, per richiamare la sua attenzione.

Ramona vede Meme e va verso di lei sbuffando

RAMONA

Accidenti mi sono persa in tutte queste stradine! Allora? E’ arrivato?

MEME

Non ancora. Ed è già in ritardo di un quarto d’ora. Eppure sembrava ansioso di dirmi qualcosa.

RAMONA

T’ha detto dove abita?

 

Meme si fruga nella borsetta e tira fuori un bigliettino scribacchiato da lei.

MEME

Sì. Voleva che andassi da lui e così mi ha dato l’indirizzo. Eccolo, via della Fornace. Ma io avevo paura, da sola… così gli ho dato appuntamento qui.

RAMONA

Hai fatto bene. Mi bevo una limonata e poi, se non viene, andiamo da lui. Cameriere? Una limonata.

MEME

Sai chi è passato poco fa? Ma non credo mi abbia visto…

RAMONA

Chi?

MEME

Serge, te lo ricordi no? Il piccolo dei Brandt, il fratello minore di Walter. Aveva una simpatia per me…

Ramona non dà importanza alle parole di Meme e prende la limonata che gli porge il cameriere. Beve un lungo sorso e gira intorno un’occhiata di ammirazione

                                        RAMONA

Certo che è proprio bello qui…

MEME

Specie se si trova un amico… allora vuoi raccontare le "cose piacevoli"?

RAMONA (minimizzando)

Niente…

MEME

Odio quelli che cominciano a parlare dicendo "niente" quando magari è capitato tutto.

Ramona succhia l’ultima limonata con la cannuccia e poi ammette:

                                        RAMONA

E sì, è proprio capitato tutto. Quello non viene. prendiamo un taxi.

le due donne si alzano continuando a parlare. Meme è curiosa

                                        MEME

Come si chiama?

RAMONA (mette 15 euro sul tavolo e si avvia)

Lucio. Accidenti 13 e 27. Mica poco per una limonata e un caffè.

                                        MEME

Lucio, okay. L’hai preso per il bavero e te lo sei portato a letto?

                                        RAMONA

Quasi. Tu hai trovato la casa di Olga?

                                        MEME

Sì, ci vive un altro pittore. Non sa niente. Ha lasciato solo un quadro. Spaventoso, tra l’altro…

Seduto tre tavolini dietro a loro, un uomo brutto, corpulento, dagli occhi porcini, abbassa il giornale, che non poteva leggere alla luce giallastra dei lampioni, e le segue con lo sguardo. Quando sono abbastanza lontane, si alza e le segue.

Meme e Ramona salgono su uno dei taxi che subito parte, mentre l’uomo dagli occhi porcini si siede al volante dell’ultimo taxi della fila. Avvia e si mette sulla scia del primo.

 

SCENA 26

STRADA CASA PISCA. Esterno notte

Come visto dallo specchietto retrovisore laterale di un auto. Una mano guantata lo sistema in modo da inquadrare bene Meme e Ramona ferme davanti ad una villetta, che guardano le finestre illuminate del secondo piano.

Meme pigia sul campanello accanto a cui si legge "ANGELO PISCA". Risponde il CLICK del portoncino che si apre.

Le due donne entrano.

L’uomo seduto nell’auto che spia le due donne è Serge Brandt, il fratello di Walter.

 

SCENA 27

SCALE CASA PISCA. Interno notte

Le scale sono quasi buie. Ramona si incammina per la prima rampa e Meme dietro, guardinga.

Sono al primo piano quando sentono il rumore del portoncino d’ingresso che si richiude. Meme guarda Ramona con apprensione.

Ramona scrolla le spalle. Si avvicina alla targhetta che sta sulla porta, legge e indica a Meme che dev’essere più su.

Ramona si avvia verso il secondo piano e Meme dietro, sbirciando però lungo le scale sottostanti: c’è solo ombra e silenzio.

Al secondo piano ci sono due porte. Ramona si avvicina a una di esse e Meme all’altra

MEME (a bassa voce)

E’ qui…

E indica la targhetta sull’uscio.

RAMONA

E allora suona…

Meme annuisce e pigia il pulsante del campanello. Si sente il gracchiare di una vecchia suoneria a cui segue solo un breve latrato di un cane. Poi silenzio.

Meme suona di nuovo.

Il suono di un respiro rauco, asmatico, alle spalle delle due donne. Ramona si volta di scatto verso le scale.

Qualcuno sta lentamente salendo. Una mano guantata si aggrappa al mancorrente ed appare, nel giro della rampa, un uomo anziano con la coppola sugli occhi che arranca sugli scalini tenendo sulla spalla un’ascia.

Ramona lo guarda preoccupata. Meme occhieggia spaventata alle sue spalle.

L’uomo sale uno scalino alla volta e poi alza la faccia per guardarle, attraverso occhiali a specchio che gli danno un’aria molto cupa.

Non dice nulla. Arriva sul pianerottolo e le due ragazze devono farsi di lato per lasciarlo passare.

MEME (timida)

Cercavamo il signor Pisca…

Il vecchio posa l’accetta accanto all’altra porta che si apre sul pianerottolo e cerca una chiave. La trova e la infila nella serratura. Apre e si volta, dominando la sua asma

                                       VECCHIETTO ASMATICO

Riceve solo puttane.

entra in casa sua, sbattendo la porta.

Meme e Ramona si guardano allibite, poi Meme soffoca una risatina e si appoggia all’uscio di Pisca che si apre. Meme barcolla all’indietro, già dentro l’appartamento.

 

SCENA 28

CASA PISCA. CORRIDIOIO. Interno notte

L’unica luce viene dalla porta aperta di una stanza oltre cui si intravede un letto sfatto.

Meme non riesce a mantenere l’equilibrio: c’è qualcosa di scivoloso sul pavimento buio. Le mani si impastano in un liquido appiccicoso e Meme, disgustata, cerca di capire che roba sia. Ruota le mani per far piovere su di esse un po’ di luce: sono sporche di sangue! Paralizzata da quel fatto assurdo, non riesce a dire parola.

Rimane con le mani tese a guardare il pavimento: è seduta in un lago di sangue che si sta rapprendendo.

Ramona cerca un interruttore sulla parete del corridoio, ma non lo trova. Guarda con occhi sgranati le mani sporche di sangue che Meme tiene ora spalancate davanti al proprio volto.

Un brontolio minaccioso proviene dalla stanza da letto. Meme striscia indietro in quel sangue appiccicoso, cerca di rimettersi in piedi vincendo il ribrezzo, ma non trova la forza giusta nelle gambe, i muscoli sono legnosi e può soltanto continuare a trascinarsi per terra. Si sposta di quel tanto per vedere, oltre lo stipite della porta della stanza da letto, il corpo di Angelo Pisca con la testa quasi staccata dal busto. La pelle del collo la tiene unita al tronco e dalle arterie rotte fluisce sangue ormai denso.

Meme boccheggia, poi riesce a urlare: quell’orrenda testa semimozzata la sta fissando con gli occhi gelati nella morte, occhi di un profondo blu.

Meme scalcia sul pavimento scivoloso, si abbranca al muro e si tira in piedi lasciando sulle pareti le impronte delle sue mani insanguinate.

Ramona si aggrappa a lei, scossa da un tremito: strette l’una all’altra, si sorreggono a vicenda.

Il cadavere dell’uomo si muove piano all’indietro, trascinato da qualcuno, ma quella testa non lo segue rigidamente, attaccata ormai solo da un lembo di carne e quegli occhi blu sbarrati sembrano restare fissi in quelli di Meme.

La giovane donna pianta le unghie nella carta da parati, col gelo del terrore che le sale lungo la schiena, fino al cervello. Ramona ha un conato di vomito e si piega in due con lo stomaco in gola.

Il vecchietto asmatico si affaccia nel corridoio e guarda le due donne abbracciate, imbrattate di sangue. Poi vede il corpo di Pisca che si muove, strattonato da qualcuno.

VECCHIETTO ASMATICO (esclama)

Oh madonna santa….

Ignora Meme e Ramona, le supera, camminando nel sangue che si allarga nel corridoio buio e si affaccia nella camera, accanto a quel orribile torso semidecapitato.

VECCHIETTO ASMATICO

Furto…. Qui, Furto!

Il cane di Pisca sbuca nel corridoio, mugolando e va verso il vecchietto che lo abbraccia e lo porta via

VECCHIETTO ASMATICO

Vieni, Furto, vieni… Non guardare più, vieni…

Il vecchietto esce col cane che mugola, passando davanti alle due donne senza degnarle di un’altra occhiata.

Subito dopo giunge chiarissima la voce del vecchietto che dal suo appartamento di cui non ha chiuso l’uscio sta chiamano la polizia

VECCHIETTO ASMATICO (off)

Via della Fornace, sì, al 31. Hanno ammazzato uno e ci sono anche due puttane…

 

SCENA 29

CASA PISCA. STANZA DA LETTO. Interno notte

DETTAGLIO: sul pavimento, scritte con un dito sporco di sangue di leggono due lettere: una è una "c" e l'altra una vocale non finita, forse una "a".

L’appartamento è pieno di poliziotti, alcuni indossano una tuta bianca e spargono dappertutto una polverina che poi osservano con occhiali scuri per rilevare impronte.

Un medico legale esamina il cadavere, ancora nella posizione in cui lo ha lasciato l’orrendo trascinamento del cane, coccolato sul pianerottolo dal vecchio asmatico.

Un uomo obeso e dall’aria poco intelligente coordina i movimenti di tutti, stando in piedi in mezzo alla stanza e tamponandosi il naso con un fazzoletto: è il sostituto procuratore Attilio Giordano. Con lui c’è anche Lucio che attira l’attenzione del magistrato su quelle lettere scritte col sangue.

Giordano dà un’occhiata e ha una smorfia di fastidioL’inquadratrua si allarga: Il cadavere di Angelo Pisca è ancora steso a terra e un suo dito è rimasto vicino a quella vocale non finita. Chino sul corpo c'è Lucio che sta studiando quella scritta.

ATTILIO GIORDANO

Una "c"! Commisario Camilleri, non ci sarà di grande aiuto una "c"…

A Lucio fa cenno a un agente che sta riprendendo con una telecamera digitale la scena del delitto. Gli indica quelle strane lettere tracciate nel sangue.

LUCIO

Riprendi un po’ qui…

                                        MEDICO LEGALE

E' morto da non più di quaranta minuti, cinquanta minuti. E' stato colpito con furia, probabilmente con una scure.

ATTILIO GIORDANO

Dica a me. Coordino io le indagini, non il commissario.

                                        MEDICO LEGALE

Ho detto a lei, ho detto a lei …

sogghigna il medico legale scambiando con Lucio un lievissimo cenno di intesa.

ATTILIO GIORDANO

Se fosse morto sul colpo, non avrebbe scritto quella "c"…

                                        MEDICO LEGALE

Osservazione acuta Ma non è detto. Per scrivere quello ci sono voluti pochi secondi.. Può esserci riuscito prima di venir meno.

ATTILIO GIORDANO

Chissà che voleva scrivere.....una "c" poi aveva iniziato una "a"… sicuri che è una "a"?

Lucio si china per guardare meglio.

LUCIO

Sembra.

ATTILIO GIORDANO

Ca… come Calogero… o come Camillo… o come Castore…

LUCIO

O come Carla…

mormora fra sé Lucio e Attilio Giordano sogghigna, con quell’aria furbetta che assumono a volte gli imbecilli

ATTILIO GIORDANO

Cherchez la femme, eh commissario? Voi giovani pensate sempre a una cosa…. Che ne saapiamo di questo decapitato?

LUCIO

Era il capo contabile della Florenset.

ATTILIO GIORDANO

Ah! Quella finanziaria fallita il mese scorso… altro che cherchez la femme… cherchez l’argent!

Lucio sorride per convenienza, scoprendo i denti di quel tanto che basta. E si rivolge a un agente

LUCIO

Tani, cercami Giardino, la gallerista.

ATTILIO GIORDANO ( piccato)

Vuol dire anche a me, commissario Camilleri?

LUCIO

Certo, signor Procuratore, certo. Carla Giardino ha un galleria di quadri non lontano da piazza della Signoria

ATTILIO GIORDANO

E allora? Non vedo il nesso con la finanziaria.

Quest’uomo dipingeva?

LUCIO

No, non lo so… ma… frequentava la galleria, ecco…

ATTILIO GIORDANO

Sì e forse giocava a boccette e forse faceva il bird watching! (Giordano pronuncia ‘bird’ all’italiana). Commissario, la invito a non prendere iniziative personali, sono io che coordino le indagini su questo caso.

LUCIO

Certo, signor Sostituto Procuratore, certo...

ATTILIO GIORDANO

E lasci stare quel "sostituto", io odio queste cose burocratiche

LUCIO

Sì, signor Procuratore...

Interviene il medico legale in aiuto di Lucio per porre fine a quel dialogo fastidioso.

                                        MEDICO LEGALE

La vittima deve aver aperto la porta al suo assassino, che poi s’è voltato per fargli strada e quello lo l'ha colpito sul collo con un’ascia. Per me potete far rimuovere il cadavere....

ATTILIO GIORDANO

Chi ha trovato il corpo?

LUCIO

Due ragazze. Turiste svizzere, mi han detto gli agenti. Pare che avessero un appuntamento col… con lui.

ATTILIO GIORDANO

E dove sono queste signore?

LUCIO

Gli agenti le hanno accompagnate al Pronto Soccorso. Erano parecchio scosse…

ATTILIO GIORDANO

Han chiamato loro la polizia?

LUCIO

No, procuratore. E’ stato lui. E’ un vicino di casa.

Indica il vecchietto se ne sta in disparte ad accarezzare il cane. Annuisce

VECCHIETTO ASMATICO

Mi dispiace per il cane. Era tanto affezionato… il Pisca invece riceveva solo puttane… prima o poi gli doveva capitare..

 

SCENA 30

SALA QUESTURA. Interno notte

Meme e Ramona siedono davanti a un sovrintendente di polizia, il napoletano Ciro Magnetta, che fuma continuamente e per questo è detto Nico

NICO

Ragazze, scusate, mica ho capito perché andavate dal morto… Lo conoscevate?

RAMONA

Mai visto.

MEME

Io ho l’impressione di averlo già visto… ma non ricordo dove…

NICO

Però è lui che vi ha contattate, vero?

MEME

Una nostra amica dovrebbe essere qui a Firenze ma non riusciamo a trovarla… lui, quell’uomo…ha telefonato e mi ha detto che era il ragazzo della mia amica e che mi doveva parlare… Voleva che andassi da lui ma io non lo conoscevo e così gli ho dato appuntamento in piazza della Signoria…

NICO

Sapevate che questo Pisca era stato dentro il mese scorso con l’accusa di occultamento di attivo?

Mentre Meme parla, Ramona fa scorrere lo sguardo nella stanza e nota due minuscole telecamere agli angoli dell’ufficio.

 

SCENA 31

SALA MONITOR. Interno notte

Per un attimo Ramona fissa, dal monitor, direttamente negli occhi Lucio che sta seguendo l’interrogatorio. Lucio né è imbarazzato come se la ragazza potesse vederlo:

NICO (sul monitor)

Insomma, aveva fatto sparire una grossa somma di denaro da un fallimento…

MEME

Ma no, non sappiamo un bel niente noi!

NICO

Ma se siete andate a casa sua! L’avete trovato voi il morto, no?

MEME

Sì, avevo l’indirizzo. Ho aspettato la mia amica… poi visto che non veniva, siamo andate noi da lui. Aveva detto che sapeva delle cose di Olga…

Mentre nell’altra stanza Magnetta ha un attacco di tosse, un agente, Lorenzo, posa accanto a Lucio un vassoio con un caffè e sbircia nel monitor

LORENZO

O che gli è poco fico questo sistema per fare il guardone… chissà dove si comprano queste telecamerine che così ne piazzo una nella camera da letto della mia ragazza?

LUCIO

E’ contro la legge, bischero. Hai messo lo zucchero?

LORENZO

Messo e girato, Gesù, come se lei fosse un napoletano, commissario. La sa la storiella del "gesù, se non giri" vero?

LUCIO

No, ma adesso stai zitto.

 

SCENA 32

SALA QUESTURA. Interno notte

NICO (tossendo di nuovo)

Devo smettere di fumare. Dice che fa venire pure l’elicopter…

e mima con le dita il movimento delle pale di un elicottero.

RAMONA

Cosa?

NICO

Quello dell’ulcera, come si chiama…

 

SCENA 33

SALA MONITOR. Interno notte

Lucio beve il caffè mentre l’agente che glielo ha portato fa una smorfia di perplessità. Lucio lo zittisce con un cenno e sussurra:

                                                       LUCIO

…grazie per il caffè ma levati dai piedi, eh?

Lorenzo ritira la tazzina vuota e se ne va.

 

SCENA 34

SALA QUESTURA. Interno notte

MEME

Oh, l’elicobacter pilori.

Ciro annuisce aspira forte dalla sigaretta e la tosse scompare. Guarda con sorpresa Meme e Ramona interviene a spiegare:

RAMONA

Lei è al terzo anno di biologia.

NICO

Allora non fa la…voglio dire…non siete due zoc…insomma!

Ciro Magnetta si confonde e allora assume il tono ufficiale per disimpegnarsi

NICO

Insomma voi non sapete un c… niente insomma. ( A Meme) Proprio non si ricorda lei dove aveva già visto il Pisca?

MEME (scuote la testa)

No. M’è sembrata una faccia già vista… ma certo mi sbaglio. Non conosco nessuno a Firenze. Però Olga mi aveva scritto di aver trovato un ragazzo che aveva gli occhi blu… come… come quel poveretto.

 

SCENA 35

SALA MONITOR. Interno notte

Lucio beve lentamente il suo caffè mentre guarda nel monitor Meme e Ramona che salutano il sovrintendente.

NICO

Fino a quando starete in città?

Ramona scambia un’occhiata con Meme che alza le spalle

MEME

Ho solo due settimane di ferie.

RAMONA

Ci satremo anche meno visto come ammazzano la gente qui.

NICO

Su, su, ragazze! Non dite così e godetevi Firenze.

Lucio dice all’agente Lorenzo

LUCIO

Carla Giardino, la gallerista, l’avete trovata?

LORENZO

Ancora no. Gli è andata fuori Firenze, pare.

 

SCENA 36

STRADA PENSIONE. Est. notte

Visto attraverso il mascherino di un binocolo, da un posizione alta. L’immagine si mette a fuoco e si vede Ramona che infila la chiave nel portoncino della casa-pensione, apre cercando di non svegliare nessuno, cede il passo a Meme e richiude l’uscio facendo scattare la serratura.

E’ da una finestra del secondo piano del palazzo di fronte che qualcuno spia le donne con il binocolo: è Serge Brandt, il fratello minore di Walter.

 

SCENA 37

SCALE PENSIONE. Int. notte

Le due ragazze si prendono per mano e attraversano la hall buia, salendo poi la prima rampa di scale.

Ramona si ferma e blocca anche Meme. Le fa cenno di ascoltare. E’ ancora scossa e ha paura. Ascoltano insieme il silenzio, trattenendo il fiato come due bambine in una stanza buia. Poi Meme scuote la testa a significare che non ha sentito niente, e sale la scala cercando di non far rumore.

Da una finestrella in fondo al corridoio filtra la prima luce dell’alba e davanti al riquadro della finestra passa, imprevista, veloce e senza suoni, una forma umana. Una forma gigantesca, avvolta in un mantello.

Meme grida e fa un salto all’indietro, urta la boccia dei pesci che cade dal tavolo di accoglienza usato da Beatrice e si frantuma con lo scoppio di una bomba. Ramona urla.

Si accendono le luci e Beatrice salta fuori dalla sua camera in camicia da notte, mentre alle sue spalle occhieggia Manettone in mutande.

                                        BEATRICE

Icche c’è? Che succede? Maremma maiala…..

Beatrice grida l’ultima esclamazione perché ha visto la boccia dei pesci rossi schiantata a terra e i pesciolini che saltellano agonizzanti con l’acqua che scorre giù per le scale.

Saltella anche lei per acchiapparli mentre Manettone in mutande si riaffaccia con un catino.

Quando i pesci sono al sicuro nel catino con un po’ d’acqua, Beatrice si concede una sedia. Guarda Meme e Ramona con aria severa:

                                        BEATRICE

La mi volete dire adesso icche diavolo vi ha preso a voi due per urlare in quel modo e tentare questo pescicidio all’alba?

MEME

C’era qualcuno… laggiù… come, come… qualcosa di nero, col mantello… oddio adesso a dirlo sembra idiota…

Beatrice si rasserena. Si accende una sigaretta e soffia una boccata di fumo con l’aria di chi sa cose in esclusiva

                                        BEATRICE

Ah, quello. Era il Savonarola. Avete sentito anche puzza di bruciato per ‘aso?

Meme guarda Beatrice per capire se la stia prendendo in giro, ma la donna dice sul serio e continua

BEATRICE (continua)

Pare che codesta fosse la dimora della sua ganza intorno al 1496.

RAMONA (comenta)

Se il Savonarola aveva una ganza non c’è più religione.

BEATRICE (ride)

E perché, la c’è mai stata? Ma voi stavate uscendo o rincasando?

MEME

Tornando. Hanno ammazzato un uomo stanotte e noi casualmente abbiamo trovato il cadavere. Ci ha trattenuto la polizia.

BEATRICE

Ragazze, qui non voglio né grane né Polizia, eh?

MEME

Come no. Buonanotte, signora. Sono distrutta.

Meme apre la porta del suo appartamentino seguita da Ramona.

 

SCENA 38

APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte

L’immagine è nuovamente vista attraverso un binocolo puntato sulle finestre dell’appartamento. Il fuoco passa dallo stipite della portafinestra alle due donne che stanno entrando nella stanza da letto.

Ramona vede la porta finestra aperta

RAMONA

Meme sei sicura di aver chiuso la portafinestra prima di uscire?

MEME

Mi sembrava di sì…ma non ne sono sicura…

Meme va a chiudere e sosta un attimo a guardare il palazzo di fronte, poi tira le tende.

(l’immagine torna "in diretta")

Ramona si lascia andare sul letto esausta. Il suo sguardo cade sulla valigia posata sulla panca: qualcuno deve averci messo le mani perché la bretellina di un reggiseno e la gamba di un collant ciondolano all’esterno.

RAMONA

Hai frugato tu nella valigia?

MEME

No… oh mamma mia, no!

Meme e corre ad alzare il coperchio della valigia. Dentro, tutta la biancheria è aggrovigliata. Qualcuno ha cercato là in mezzo senza riguardo. Ramona si alza di scatto e va a aprire i cassetti: La biancheria è tutta sottosopra.

RAMONA

Hanno frugato anche qui…

dice irritata. Afferra la valigia e la butta sul letto iniziando a rimetterci dentro la roba dai cassetti, alla rinfusa.

MEME

Che fai?

RAMONA

Sarò vigliacca come dici tu ma io me ne vado… qui sgozzano la gente e non voglio restare un minuto di più.

MEME

Io non scappo. Se vuoi scappare, padronissima, io resto.

RAMONA ( ancora scossa )

Ma perché, accidenti, perché???

MEME

Non me lo perdonerei per tutta la vita

RAMONA (ancora scossa)

Che cosa? Che cosa non ti perdoneresti?

MEME

Se poi verrò a sapere che avrei potuto aiutare Olga e sono scappata. Ho un debito con quel disgraziato che hanno ucciso, se ci andavo subito magari non sarebbe morto. E perché Olga può essere in pericolo… quel Pisca sapeva qualcosa sulla scomparsa di Olga e qualcuno non glielo ha lasciato dire. Voglio sapere chi è questo qualcuno e perché..

Ramona afferra Meme per le braccia

RAMONA

Meme, testa dura, c’é la polizia per queste cose, no?

gli occhi di Meme si riempiono di lacrime

MEME

Forse anche Olga è stata ammazzata.

RAMONA

Non dire sciocchezze! Torniamo a casa e la facciamo rintracciare dal consolato.

Meme scuote la testa, poi fissa negli occhi Ramona, le lacrime lungo le guance, e scuote la testa. Sospira

RAMONA

Che fai adesso, piangi?

MEME

E’ anche per Walter… se Olga…non ci fosse più…io non saprò mai…

RAMONA

Che c’entra Walter?

MEME

Walter e io… oh, Ramona, io e Walter… capisci? Mi piaceva un sacco ma io non volevo per via di Olga… loro erano fidanzati da un anno… e io te e Olga siamo come sorelle. Walter mi aveva detto che avrebbe lasciato Olga, che con lei non era una cosa seria, ma che cercava di incastrarlo con la balla che era incinta…

Ramona si siede sul letto e fissa Meme con uno sguardo sospettoso

RAMONA

Non era una balla. Olga l’aveva detto anche a me… aveva paura della reazione di Walter perché non voleva abortire. Ma che c’entra questo con …

MEME

Ho visto un quadro di Olga... una cosa orribile...

RAMONA

Dove l’hai visto?

MEME

Dove abitava Olga. Dove adesso ci vive quell’altro pittore. Carlino. Ha conservato un quadro che Olga ha lasciato lì, non finito… orribile… rappresenta due cadaveri, un uomo e un feto che galleggiano sulla superficie di un lago, gonfi d’acqua, il feto ha la bocca aperta e vomita sangue… e gli occhi del morto sembrano fissi sul suo assassino… come se…

Devo trovare Olga, devo sapere com’è andata davvero..

Ramona si mette in ginocchio sul letto e scruta il volto bagnato di lacrime di Meme che se lo asciuga con un po’ di vergogna. Ramona le blocca la mano e la costringe a guardarla in faccia, da vicino:

RAMONA

Meme...che stai cercando di dirmi?...

Meme è scossa da un tremito. Le sue pupille sono dilatate come sotto l’effetto di stupefacenti. Guarda Ramona dentro gli occhi, cercando un contatto interiore assoluto, ma lo sguardo di Ramona non è amichevole. Un’ombra di sconcerto le vela gli occhi mentre a sua volta cerca di penetrare la mente dell’amica.

Ramona, in ginocchio, sovrasta Meme supina. Le due donne restano così per alcuni secondi, avvinte in quell’amplesso di sguardi, mentre la domanda di Ramona resta senza risposta.

E’ Ramona a svincolarsi da quello strano legame mentale, per la prima volta senza amicizia.

Si siede sul bordo del letto e si scioglie i capelli, accarezzandoseli piano, per aiutarsi a pensare.

Torna a voltarsi verso Meme che è rimasta a fissare il soffitto, con le lacrime che si seccano negli occhi.

RAMONA

Hai visto un quadro… Olga ha dipinto uno affogato… dopo tutto Walter è affogato, no? Che cosa ti fa pensare che l’abbia annegato volontariamente?

MEME

....non lo so, non lo so. Ramona, il sospetto che abbia fatto morire Walter deliberatamente, per causa mia, mi tormenta fin dal primo giorno! Per questo sono qui. Devo parlare con Olga. Che dici? sono pazza?

Ramona si lascia andare sul letto con un lungo sospiro

RAMONA

No, e perché? Walter non sapeva nuotare e Olga sì. Magari han litigato e la barca si è rovesciata e…

Ramona ha un gesto vago, poi prosegue

RAMONA

Comunque ormai che importa? Walter era un collezionista di donne. Lo sapeva anche Olga.

MEME

Io l’avrei cambiato. Ero innamorata di lui da quando avevo 15 anni. Non volevo far soffrire Olga, ma Walter era tutto per me e lei lo sapeva. Ramona, io devo trovare Olga, lo capisci?

Ramona si alza dal letto e acchiappa la valigia

RAMONA

Sai qual è il tuo problema? Hai scopato poco.

MEME

Torni a casa? Mi lasci sola?

Ramona posa la valigia chiusa dentro l’armadio e sorride a Meme

RAMONA

Ancora no. Però d’ora in poi la cerchiamo insieme, ok?

Meme corre ad abbracciarla. Ramona ride. Mme va aspalncare il frigo

                                        MEME

Che ne dici dello spumantino di Beatrice per brindare alla nostra amicizia?

RAMONA

E brava la fantesca!

Meme ride rincuorata e stappa: la schiuma deborda e le due donne si passano la bottiglia bevendo a garganella.

 

SCENA 39

LOFT DI OLGA. Interno notte

Come visto attraverso una lente di ingrandimento che passa da un DETTAGLIO all’altro:

il quadro di Olga, non finito, è di nuovo sul cavalletto al centro dell’ambiente. E’ orrido, ma affascinante: oltre la quinta dei lunghi capelli rossi stillanti sangue, in una mare scuro c’è il corpo gonfio di un annegato, accanto a cui galleggia un feto che vomita sangue dalla bocca spalancata come da un cratere biologico. I corpi galleggiano a mezz’acqua con gli occhi sgranati, enormi, mostruosi, di un violento colore blu. E poi quella strana formula chimica

"Cu2O"

BERTA

Mille euro, è il massimo che posso darti.

Carlino si affaccia dalla balconata

CARLINO

Non è neanche mio. E se torna chi l’ha dipinto che gli dico?

BERTA

Conoscevo chi l’ha lasciato qui. Non credo che torni.

Carlino scende la scala e si avvicina a Berta fissandolo con sospetto.

CARLINO (con sospetto)

Lo sa… per certo?

Berta trasalisce, si volta e getta un’occhiata ansiosa su Carlino coi suoi occhi acquosi:

BERTA

No, però… Milleduecento euro e non ne parliamo più

CARLINO

Perché ha detto "conoscevo"?

BERTA

La conoscevo… quando stava qui, la conoscevo. Si chiamava… si chiama Olga mi pare…

CARLINO

Già. Olga. E c’è una che la sta cercando. Lei sa qualcosa di più?

BERTA

Io non so proprio niente. Millecinquento euro. Tre milioni e me lo porto via subito.

CARLINO

Mi farebbero comodo, però… be’, lei sembra un esperto. Se me ne offre tre, allora …

S’interrompe per il trillo del campanello d’ingresso.

BERTA

Aspetti qualcuno?

CARLINO

No, non mi pare. Perché?

Pepi ricopre il quadro con una tela e si muove verso la porta. Berta lo ferma apprensivo

BERTA

Aspetta. Non voglio farmi vedere da estranei. Noi esperti di quadri ci facciamo la posta per fregarci i nuovi talenti…

CARLINO

Perché non dà un’occhiata anche qualche quadro mio…

Suonano di nuovo. Dev’essere qualcuno impaziente perché picchiano anche due pugni sull’uscio. Berta adesso è quasi in affanno. Afferra Carlino per un braccio:

BERTA

C’è un’altra uscita, vero?

CARLINO

C’è una porticina in cucina. Dà nel cortile dietro, ma…

Berta si blocca, colpito da un pensiero. Pepi Carlino se ne accorge:

CARLINO

Dietro, c’è un cortile…

Berta annuisce e sorride, come se avesse trovato la soluzione a qualcosa

BERTA

Certo! Ci doveva essere per forza…

Entra nella piccola cucina ingombra di piatti da lavare e apre una porticina dai vetri smerigliati che mette in un antico cortile. La apre ed esce in fretta mentre il campanello dell’ingresso suona a distesa.

CARLINO

Un momento, arrivo, che diamine!

Pepi Carlino spalanca la porta d’ingresso

CARLINO

Arrivo! Un moment… ma chi siete?

Il pittore si trova davanti a due uomini con facce che mettono ansia.

Il primo è Alb, un albino allampanato dal colorito cadaverico e occhi iniettati di sangue che ricorda un vampiro, l’altro, "G", dalla corporatura massiccia e inelegante, è il tassista con gli occhi porcini e il bitorzolo sul naso che teneva d’occhio Ramona e Meme.

La sorpresa di Carlino si tramuta in angoscia. Sta per fare un passo indietro, ma l’albino lo aggredisce con due schiaffoni di inaspettata violenza in quel lungo corpo scheletrico mandandolo a rotolare davanti al quadro di Olga.

ALB

Forza bello, non farci perdere tempo. Dove hai messo i soldi?

Pepi Carlino li guarda spaventato e si tocca la bocca insanguinata

CARLINO

Quali soldi?

L’altro assalitore, l’omone corpulento, colpisce Carlino con un calcio ai testicoli e il pittore si torce ululando dal dolore. L’omone peloso sogghigna e lo afferra per la camicia e lo rialza dal pavimento

G

Piacere. Io mi chiamo G. Solo G. Come giramento di palle. Prima le stacco e poi le faccio girare.

G molla Carlino che cade di peso in terra e cerca di strisciare indietro sul pavimento, guardando i due con occhi allucinati.

ALB

C’era una borsa con dei soldi in questo studio e pare che quella puttanella non sia riuscita a fregarseli.

Pepi Carlino si rialza dolorante, piegato in due per il dolore

CARLINO

E io che c’entro? L’avrà presi il padrone di casa no? Io sono qui da due giorni e non c’era nessuna borsa. Nessuna borsa! Solo qualche vestito appeso nell’armadio e questo quadro…

Alb e G danno solo un’occhiata distratta al quadro. Alb scopre i suoi trentadue denti nel suo caratteristico sorriso cannibalico

ALB

A noi non interessano i quadri.

CARLINO

L’ho capito…

"G" va verso l’armadio dove Olga conservava la grande borsa piena di mazzette in biglietti da cento dollari e la spalanca. L’armadio è vuoto

ALB

E qui c’era una borsa piena di dollari nostri.

CARLINO

Ecco perché se l’è filata quella! Che c’entro io se quella vi ha fregato dei soldi?

Carlino fa l’errore di alzarsi e G lo colpisce di nuovo all’inguine con una ginocchiata. Carlino ulula e torna ad accucciarsi sul pavimento

G

Forse niente, però sei sfigato.

Alb esplode in una risata breve e stridula che ricorda lo squittire di un pipistrello

ALB

Va bene, G. Basta per oggi. Senti tu, pittatutto, non cercare di fare il furbo. Sono arrivate dalla Svizzera altre due stronzette e una è stata qui. Che voleva?

Carlino cerca di respirare e riesce a parlare a fatica

CARLINO

Cercava l’amica ..

ALB

Non ti ha chiesto se aveva lasciato dei bagagli? Una borsa?

CARLINO

Ma sì.. ha chiesto se quella pittrice aveva lasciato qualcosa e io le ho mostrato il quadro.

ALB

Chiama quella tizia e vedi di farla parlare. Noi torniamo domani. Collabora senza trucchi o sei morto.

G

E senza palle…

ALB

Andiamo G! E non essere sempre così volgare…

Carlino cerca di rialzarsi con grande fatica per il dolore ai testicoli.

 

SCENA 40

GALLERIA DI CARLA. Interno giorno

Meme e Ramona sono di nuovo nella galleria di Carla e la padrona stavolta le guarda senza simpatia. Ramona è pallida e si porta spesso la mano alla bocca dello stomaco

CARLA

Sentite care ragazze, io non so niente di più di quello che vi avevo già detto. Mi hanno tenuto tutta la mattina al commissariato e io non voglio essere coinvolta in una storia di omicidio, chiaro? Io non conoscevo affatto quel Pisca. Quindi, se non vi interessano i quadri, è meglio che ve ne andiate.

MEME

Neanche noi conoscevamo quell’uomo. Però vorremmo sapere qualche altra cosa su Olga Olivieri che sembra scomparsa nel nulla.

Ramona ha la sensazione che qualcuno la spii da una delle vetrate e volge la testa di scatto per guardare.

MEME

Olga frequentava qualcuno in particolare? Si serviva di modelle per i quadri?

OLGA

Non che io sappia. Mi ero anche offerta di posare io ma… ah no, aspetta, un ritratto l’ha fatto … Una bella ragazza con qualche problema però… è l’ultimo quadro che mi ha portato…

MEME

Possiamo vedere il quadro?

CARLA

Venduto. E per quello che le devo ancora un po’ di soldi…

MEME

Venduto a chi?

CARLA

Segreto professionale. Molti compratori non vogliono che si sappia dei loro acquisti.

MEME

E la ragazza che ha posato per il quadro? Dove posso trovarla?

CARLA

Provi a questo indirizzo.

Carla dà un biglietto a Meme che lo prende. Ramona ha la fronte imperlata di sudore e vacilla.

MEME

Ramona! Ma tu stai male!

RAMONA

Sì…Mal di stomaco e mi gira la testa…

CARLA

Ho una stanza nel retro. Se vuole sdraiarsi un momento…

RAMONA

Grazie, no. Preferirei tornare a casa. Meme, chiama un taxi…

Meme tira fuori il cellulare e chiede a Carla

MEME

Il numero del radiotaxi…

CARLA

Faccio io. C’è un parcheggio in piazza.

 

SCENA 41

STRADA GALLERIA DI CARLA. Esterno giorno

In fondo alla strada c’è Lucio che sta parlottando in un cellulare. Si interrompe perché vede uscire dalla galleria di Carla, Meme che aiuta Ramona a camminare verso un taxi che si è appena fermato davanti alla porta.

Le due donne entrano nel taxi, dalla portiera posteriore, che si mette in moto. Lucio s’avvia verso il negozio di quadri.

 

SCENA 42

TAXI. Interno/esterno giorno

Il taxi corre per le strade di Firenze e Meme è preoccupata per Ramona che si è appoggiata allo schienale del sedile e sta male. E’ pallidissima e ha chiuso gli occhi.

MEME

Come ti senti?

RAMONA

Ho un blocco qui… come se un pugno… forse lo spumante che era troppo freddo..

Il tassista si volta e sorride alle due ragazze: è il bitorzoluto omaccione che si fa chiamare G.

G

Allora una bella camomilla bollente signorina! E’ una mano santa… E’ da poco che siete a Firenze?

MEME

Sì, da poco.

G

Le piace Firenze?

MEME

A chi non piace?

G

Affari o turismo?

Meme aggrotta per un attimo la fronte e guarda G che subito si immerge nella guida

MEME

Tutti e due.

G

Cercate qualcosa?

MEME

Che cosa dovremmo cercare?

G

Non so, la felicità…l’amore…tutta roba fiorentina…

Il taxi si ferma

G

Siamo arrivati.

Meme tira fuori una banconota e la dà ad G che si fruga per il resto, ma Meme taglia corto

MEME

Tenga il resto…

E aiuta Ramona ad uscire dal taxi.

 

SCENA 43

APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno giorno

Ramona si lascia andare sul letto a pancia sotto. Meme accende il gas e mette su un bollitore con una bustina di camomilla

MEME

Insieme alla camomilla calda ti do anche una pillola delle mie. Ti farai un bel sonno e quando ti svegli è tutto passato.

Ramona apre gli occhi e guarda il soffitto, medita ad alta voce

RAMONA

Sono svenuta in taxi?

MEME

Non lo so, non credo, perché?

RAMONA

Perché non ti ho sentito dare l’indirizzo al tassista

Meme controlla il manico del bollitore che scotta e prende una manopola

MEME (ci pena su)

Non gliel’ho dato? E no che non gliel’ho dato…E come ha fatto a portarci qui? Gliel’avrò dato…

Ramona richiude gli occhi con una smorfia di dolore mentre Meme versa la camomilla bollente in una tazza e si avvicina al letto sorridendo

RAMONA

Non gliel’hai dato…

MEME

Bevi mentre è caldo…. Vuoi dire che siamo già così famose che tutti sanno dove abitiamo?

Ramona prende la tazza e dà un’occhiata di traverso a Meme

RAMONA

Già. Torniamocene a casa che è meglio.

Meme solo ora sembra capire quello che si cela dietro le parole di Ramona e si blocca con la scatola del sonnifero in mano

MEME

Aspetta…. Tu vuoi dire che… quello che ci ha portato qui non era un tassista?

RAMONA

O un tassista telepatico… va bene che questi italiani sono eccezionali ma mi sembra troppo…

Ramona prende la pillola dalle mani di Meme, la mette in bocca, e la inghiotte con un sorso della camomilla.

Meme guarda l’amica, intrigatissima

MEME

E già… mi sa che hai ragione… mica gliel’ho detto l’indirizzo. Dev’essere un amico di quella Carla, magari gliel’ha dato lei. (si autoconvince)

Ma certo, ecco risolta la telepatia…

Ramona finisce di bere la camomilla e Meme le prende la tazza. Ramona si distende a pancia sotto sul letto e brontola

RAMONA

Sarà. Ma io non l’ho dato manco a quella..

 

SCENA 44

GALLERIA DI CARLA. Interno giorno

Carla sbuffa seccata.

CARLA

Commissario! Ma è una persecuzione, allora! Te lo ripeto: quella dipingeva ed era carina. Io le vendevo i quadri e non me la sono nemmeno scopata. Fine.

LUCIO

Non ti incazzare. Lo sai che non ti conviene.

CARLA

Che fai, ricatti ancora per quelle vecchie stronzate della buoncostume? I tempi sono cambiati, io sono pulita adesso. Pure quelle due stronzette, che diavolo vogliono? Cercano l’amichetta, e quella sarà andata a farsi fottere da un’altra parte!

LUCIO

Che ti hanno chiesto le sue amiche?

CARLA

Come, non lo sai? Te ne sei scopata una o no?

LUCIO

Faccio io le domande. Allora che hanno voluto sapere?

CARLA

Se Olga usava delle modelle.

LUCIO

Le usava?

CARLA

Abitualmente no.

LUCIO

Dammi la lista delle modelle non abituali e di tutti quelli che hanno comprato i quadri di questa Olga Olivieri.

CARLA

La lista? Presto fatto: li ha comprati tutto un solo cliente. Io alzavo i prezzi e lui comprava tutto lo stesso. Si era innamorato della pittura o della pittrice, non l’ho capito.

LUCIO

Chi è?

CARLA

Diciamo un critico d’arte. Ogni tanto lo vedi in Tv. Si chiama Franco Berta. Questo è il suo biglietto. E adesso lasciami in pace.

Lucio sorride e se ne va . Carla lo segue con lo sguardo. Si sposta per assciurarsi che se ne vada davvero e poi alza il telefono e compone un numero

CARLA

Pronto? Aspéttati visite, animale…

 

SCENA 45

APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte

Il telefono sul comodino squilla ma quando Ramona, sul letto, riapre gli occhi, cessa. La ragazza alza lo stesso la cornetta ma c’è già il segnale di libero.

La stanza è al buio. Il vento gonfia le tende. Ramona si mette a sedere sul letto. Si passa una mano sullo stomaco e sembra stare meglio.

Sente un rumore, forse dal bagno.

RAMONA

Meme, sei tu?

Nessuno risponde. Ramona cerca la peretta della luce, la trova e pigia ripetutamente l’interruttore ma non si accende nulla.

Una porta cigola, forse all’ingresso, e un passo avanza verso la stanza.

Ramona è spaventata, scende dal letto senza far rumore e si rannicchia dietro il comò. Il suono del passo cessa.

Ma è oltre le tende svolazzanti della portafinestra che Ramona crede di intravedere un’ombra umana, defilata, schiacciata contro il muro del balconcino.

Ramona striscia via, attenta a non fare rumore, arretra, gli occhi fissi su quell’ombra scura e finisce per sbattere contro il petto di un uomo. Urla. L’uomo la abbraccia

LUCIO

Ramona! Sono io! Lucio! Che diavolo fai al buio…

E’ Lucio e senza lasciare la ragazza accende la luce girando l’interruttore sul muro.

RAMONA

Stavo poco bene e… no, scusa che diavolo facevi tu al buio in mezzo alla mia camera da letto!

LUCIO

Sei scomparsa! Non mi hai più chiamato, niente! E chi sei? Una botta e via?

Ramona allunga uno schiaffo a Lucio che in parte riesce ad evitarlo e ride:

LUCIO

Dai, scherzavo! Ho telefonato, prima era occupato e poi non rispondeva più nessuno. Passavo di qui e volevo invitarti a mangiare una pizza. La porta era aperta e sono entrato. Scusa, non volevo spaventarti.

Ramona non è convinta. Si libera dall’abbraccio e punta un dito verso la portafinestra

RAMONA

C’è qualcuno sul balcone…

Lucio va verso il balcone, sbircia guardingo, poi di scatto spalanca i vetri socchiusi, lotta un attimo con le tende e poi torna dentro con uno scopettone e un secchiello sopra.

LUCIO

Damigella, ecco il marrano…

Ramona sorride, poi si mette francamente a ridere perché l’immagine guerriera di Lucio con lo scopettone e il secchio è buffa.

LUCIO

La tua amica non c’è?

RAMONA

Non lo so. Mi ero addormentata. Ti dispiace?

LUCIO (ammiccando)

No, però è meglio che vada a chiudere la porta.

Lucio va a chiudere la porta in fondo al corridoio e Ramona si stiracchia davanti alla portafinestra. Qualcosa attira la sua attenzione e si blocca.

Le è parso di vedere qualcuno un uomo, da una finestra di fronte, ma quando Lucio rientra non ha il coraggio di dirglielo per non sembrare paranoica.

 

SCENA 46

STRADA STUDIO CATERINA. Est. sera

Si accendono i lampioni in strada ma non è ancora completamente buio.

Meme scende da un taxi davanti a un palazzo d’epoca.

Non fa caso a un Mercedes coupé parcheggiato poco lontano.

Dentro la vettura, seduto sul sedile del passeggero, Franco Berta vede benissimo Meme e si lascia scivolare contro lo schienale, nascondendosi. Muove poi lo specchietto esterno col comando elettrico e controlla la donna mentre entra nell’androne del palazzo.

 

SCENA 47

PIANEROTTOLO E CORRIDOIO STUDIO CATERINA. Interno notte

La vecchia porta d’ingresso si spalanca ed esce una donna urlante, sulla cinquantina, che investe Meme che si trova davanti all’uscio col biglietto di Carla in mano. E’ Livia. Grida rivolta a qualcuno dentro l’appartamento

LIVIA

Sarai pure sorda ma sei una gran baldracca!

Livia travolge Meme che è costretta ad aggrapparsi a lei e per un attimo si guardano viso a viso. Livia è donna decisa, bella ma di una bellezza altera, ed è infuriata da far paura. Respinge Meme e corre giù per le scale.

Il bigliettino con l’indirizzo datole da Carla vola via di mano a Meme che si aggrappa al mancorrente e lo vede scendere nella tromba delle vecchie scale percorse da Livia molto in fretta.

Livia esce dalla visuale di Meme che si trova di fronte alla porta dell’appartamento aperta

MEME

E’ permesso?

Nessuno risponde e Meme non si muove.

 

SCENA 48

STRADA STUDIO CATERINA. Esterno notte

Livia esce dal portone del palazzo, entra nervosa nel Mercedes coupé in cui la sta aspettando il marito e si siede al volante e sbottta

LIVIA

Quella non sa niente. O se sa, usa il suo handicap per fare la furba. La stronza sono io che mi sono fidata di te!

Franco Berta, inespressivo, incassa

LIVIA (arrabbiata)

Marito adorato, non hai nulla da dire?

Berta fissa inespressivo la moglie coi suoi occhi chiari

BERTA

Odio contraddirti, cara.

Livia innesta la seconda e poi subito la terza facendo rombare l’auto che schizza via facendo fare un salto a un pedone che sta attraversando sulle strisce.

 

SCENA 49

PIANEROTTOLO E CORRIDOIO STUDIO CATERINA. Int. notte

Meme ascolta e sbircia dentro lo studio ma non entra

MEME

Permesso??? Mi manda la signora Carla Giardino, quella della galleria….

Nessuno risponde però si sente un passo leggero che si avvicina. Meme fa un passo indietro, impaurita dalla stranezza della situazione.

Appare nel corridoio in penombra una ragazza da lunghi capelli biondi, intenta a guardarsi il volto in un specchio col manico di madreperla e a sistemarsi meglio due grossi bigodini. E’ Caterina.

MEME

Buongiorno. Mi chiamo Meme Perrier.

La ragazza continua a camminare verso la porta tenendo lo specchio davanti al volto come se non avesse sentito, lo abbassa per chiudere l’uscio e sgrana gli occhi per la sorpresa vedendosi davanti Meme. Spalanca la bocca per un grido ma non le esce suono alcuno. Caterina è bellissima.

MEME

Mi scusi. Ho chiamato permesso, ho…

Caterina fa segno a Meme che non sente, toccandosi le orecchie.

MEME

Oh… mi dispiace. Allora non capisci quel che dico…

Caterina annuisce, apre e chiude le dita a simulare una bocca che parla. Meme sorride

MEME

Oh… mi leggi le labbra… sei in gamba.

Caterina annuisce sorride poi fa cenno a Meme di accomodarsi. Meme entra.

 

SCENA 50

STUDIO CATERINA. Interno notte

E’ uno studio-mansarda, da pittore, con un grande disordine ovunque. Tele, pennelli, un giaciglio sfatto, un lavandino coi dei piatti sporchi, bicchieri sporchi ovunque, cicche di sigarette e spinelli qua e là.

Caterina prende un seggiola, rovescia a terra quel che ci stava sopra e la offre a Meme che scuote la testa

MEME

Chi era quella che è uscita urlando?

Meme istintivamente alza la voce e si accompagna con gesti esplicativi. Caterina sorride e le ferma le mani, poi le fa segno di parlare in tono normale. Infine risponde con qualche segno nel linguaggio dei sordomuti. Si ferma , scuote la testa e ride. Poi spalanca le braccia in un gesto di ignoranza. La sua espressione inequivocabile trasmette: "Boooooh!" , poi fa a Meme cenno di attendere e compone un numero al telefono. Batte poi dei colpetti sul microfono con una penna. E’ un segnale, fa cenno a Meme di sedere e che tra poco arriverà qualcuno.

Meme si siede sulla punta della sedia, imbarazzata. Caterina si punta un dito sulla guancia e lo ruota a significare una cosa molto buona.

Meme non capisce ma Caterina le fa cenno di avere pazienza. Picchietta un dito sul suo orologio da polso poi mostra le cinque dita di una mano ben stese

MEME

Cinque minuti?

Caterina fa il segno di OK. Poi mima l’azione di bere una tazza di qualcosa. Meme dà un’occhiata al disordine e alla sporcizia che c’è in giro e scuote negativamente la testa.

Caterina fa segno che si deve vestire perché ha un appuntamento.

 

SCENA 51

APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte

Il telefono squilla sul comodino ma Ramona sta troppo bene, nuda sotto il corpo di Lucio, per pensare di rispondere e nessuno dei due hanno tempo e modo di scorgere la faccia gonfia come quella di un rospo di Manettone che li spia oltre i vetri della portafinestra che dà sul balconcino.

 

SCENA 52

STUDIO CATERINA. Interno notte

Caterina dà le spalle a Meme, rimasta seduta in punta di sedia. La sordomuta si sta infilando le calze che aggancia a un reggicalze old fashion.

La porta d’ingresso sbatte con grande rumore e Meme trasalisce, alzandosi.

Irrompe Piero rumorosamente ma Caterina ovviamente non se ne accorge e continua a trafficare col reggicalze. Piero è davvero un bel ragazzo di venticinque anni e Meme adesso capisce il senso di quel gesto di Caterina. Piero si rivolge a Meme

PIERO

Ciao! Mi chiamo Piero e tu sei il più buon motivo per cui Caterina mi abbia mai chiamato…

Finalmente Caterina si volta e vede Piero e fa dei segni veloci, irritata

PIERO

Io sono la voce della modella più bella e più brava di Firenze… che però è gelosa perché dice che ti ho guardata senza che lei potesse accorgersene….

Caterina sbuffa e corre da Piero dandogli un bacione a labbra chiuse sulla bocca.

MEME

Scusate il disturbo, ma mi ha dato questo indirizzo Carla Giardino. Io sto cercando una mia amica., Olga Olivieri e so che Caterina ha posato per lei non molto tempo fa.

PIERO

Può darsi. E allora?

MEME

Non la trovo più. Magari Caterina sa qualcosa… dov’è andata… con chi stava… qualcosa.

Caterina fa dei segni a Piero che traduce per Meme

PIERO

Caterina dice che Olga era molto agitata l’ultimo giorno che l’ha vista, circa una settimana fa…

Caterina continua a parlare nel linguaggio dei sordomuti: è molto veloce, e Piero traduce in suoni, parlando come se fosse Caterina a parlare

PIERO

… mi sembrava preoccupata, ma non mi ha voluto dire perché. Solo che se andava bene una certa cosa sarebbe diventata ricca ma che era arrivata una persona che non aspettava.

MEME

Una persona che non aspettava?? Nient’altro? Un nome…

Caterina si leva i bigodini, fa dei segni a Piero, si avvolge in uno scialle e se ne va.

PIERO (traducendo)

Nient’altro. Dice che deve andare per una posa e che così io sono tutto tuo.

MEME (ironica)

Sicuro che ha detto anche l’ultima frase?

PIERO

Quando non sai le lingue ti devi fidare.

 

SCENA 53

PIAZZA DELLA SIGNORIA. Esterno notte

Il David illuminato. Meme gli passa accanto soffermandosi a guardarlo.

PIERO

Con un campione come questo, nudo in mezzo alla piazza, tutti noi fiorentini sfiguriamo…

MEME

Tu hai conosciuto Olga, vero?

PIERO

Sì, perché?

MEME

…parlami di lei…

PIERO

Non mi va e poi non ho niente da dire. Mica eravamo amici. Siamo stati a letto una volta ma non è stato un grande incontro. Sembrava avere paura del sesso.

Un taxi si muove piano sulla scia dei due giovani Piero inizia a declamare dei versi

PIERO

"Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ella altrui saluta che la lingue divien tremando muta e li occhi non l’ardiscon di guardare… " Se invece Dante le avesse messo la lingua in bocca noi non avremmo la Commedia ma lui si sarebbe fatto Beatrice!

MEME ( ridendo )

Per un attimo ho creduto che fossi un romantico…

PIERO

Non temere, non lo sono.

MEME

Peccato! Tu davvero non sai che fine abbia fatto Olga?

PIERO

Uffa, no. Non sembrava aver bisogno di dipingere per vivere. Era piena di soldi. Ha dato duecento dollari a Caterina per una notte di pittura.

MEME

Per una notte?

PIERO (ridendo)

Ma tu l’hai conosciuta Olga o no? Una notte che ho accompagnato Caterina da lei, Olga mi ha fatto anche il ritratto. Cioè uno schizzo della mia faccia. Niente male. Lo vuoi vedere?

MEME

E dov’è?

PIERO

Nel mio studio.

MEME

Sopra o sotto la collezione di farfalle?

PIERO

Questo dipende dai gusti tuoi.

Il taxi, guidato da G è fermo all’imbocco della piazza e tiene d’occhio i due giovani.

Li vede ridere e poi guardarsi intorno. Piero vede il taxi e lo chiama con un gesto.

G parte e si allontana

                                        PIERO

        Ma tu guarda quel bischero… Dai, vieni, che ne troviamo un   altro…

 

SCENA 54

APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte

Ramona e Lucio a letto insieme. Ramona si è di nuovo addormentata.

Suona un telefonino e Lucio balza da letto, acchiappa la sua giacca che sta a terra e prende il cellulare. Lo porta all’orecchio, ascolta poi dice a bassa voce

LUCIO

Due minuti e sono lì.

 

SCENA 55

CASA DI PIERO. Interno notte

DETTAGLIO: un disegno tracciato con matita sanguigna del volto di Piero, appena schizzato ma somigliante. Solo le iridi sono marcate in un acceso blu.

Meme guarda il quadro e poi guarda Piero che le porge un calice di vino bianco

MEME

Tu hai gli occhi neri. Come mai ti ha fatto gli occhi blu?

PIERO

Chi le capisce le donne? io in certe situazioni non faccio domande. Tu invece…

Piero cerca di baciare Meme che invece prende il bicchiere di vino e fa un passo indietro, scontrosa.

MEME

Rispondi!

PIERO (sorride)

Diceva che poteva amare solo uomini con gli occhi blu. E io faccio tutto quello che le donne vogliono…

Piero china la testa e si porta le dita agli occhi. Quando torna a guardare Meme ha gli occhi blu: si è messo delle lenti a contatto colorate e sorride

PIERO

Ecco Piero con gli blu! Che cosa non si fa per accontentare una donna!

MEME (scoppia a ridere)

Hai comprato le lenti blu per una volta che sei stato con Olga?

PIERO

Ho mentito. Le lenti le ho comprate quando ci sono andato per la seconda volta. Ma non è andata molto bene neppure con gli occhi blu. La tua amica ha dei problemi col sesso e non sono di occhi.

Piero bacia Meme sul collo. Meme si ritrae.

MEME

Devo andare. Ho lasciato Ramona che non stava bene. Allora questo eri tu?

Meme tira fuori la cartolina con la statua del David con gli occhi blu. Piero si stringe nelle spalle

PIERO

Ti ho detto che non sono mai stato il ragazzo di Olga. Un’avventura breve e andata pure storta. MEME

Quando è partita dalla Svizzera non aveva un soldo. Tu invece dici che ne aveva tanti. Non hai idea di come…

PIERO

Io non pago le donne se è questo che pensi…

Meme fa la finta scandalizzata

MEME

Ma che hai capito? Olga è una brava ragazza!

Piero cerca di nuovo la bocca di Meme ma la donna ancora lo respinge

MEME

No, davvero, devo andare…. pare che Olga qui abbia venduto solo qualche quadro per pochi soldi…Come poteva averne tanti?

PIERO

Io non lo so. Pensavo lo sapessi tu, visto che la stai cercando tanto…

MEME (trattenendolo)

Che vuoi dire?

Piero riesce a baciarla ma Meme non ci sta e si stacca da lui. Piero sbuffa irritato

PIERO

Niente! Che vuoi che voglia dire…vieni qui…io non so niente di Olga…

Cerca di tirare Meme sul divano ma la ragazza si libera con determinazione

MEME

Scusa, ma tu non sei il ragazzo di quella modella?

Piero si alza e spalanca le braccia dandosi per vinto. La gira in ridere

PIERO

Anche. Ma lei non può dire niente….

Meme vorrebbe fare l’indignata ma le scappa da ridere. Piero ne approfitta e la bacia con passione. Meme ricambia ma poi si stacca da lui, con decisione.

                                        MEME

                                        Mi piaci. Ma per adesso ci fermiamo qui.

 

SCENA 56

APPARTAMENTO RAMONA E MEME. Interno notte

Suona il telefono sul comodino.

Ramona si stiracchia. Realizza e si allunga acchiappando la cornetta

RAMONA (al telefono)

Pronto…

CARLINO (off)

Pronto. Sono Pepi Carlino. Lei è Meme, quella ragazza che è venuta da me?

Ramona è ancora un po’ stordita dal sonno

RAMONA (al telefono)

Io? No… come ha detto che si chiama lei?

CARLINO (off)

Sono il pittore. Pepi Carlino. Voglio parlare con quella bella ragazza che cerca Olga… è venuta da me… ho una cosa importante da dirle.

RAMONA (al telefono)

Meme non c’è. Può dire a me. Abitiamo insieme e siamo preoccupate per la scomparsa di quella nostra amica. Pepi Carlino ha detto… ho capito, lei è quello che abita dove prima stava Olga, vero?

CARLINO (off)

Sì. Senta, non posso spiegare al telefono. Dica a Meme che ho trovato una lettera per lei. Una lettera di Olga.

RAMONA (al telefono)

A chi sarebbe indirizzata questa lettera?

CARLINO (off)

E’ indirizzata "alla mia migliore amica".

RAMONA (al telefono)

Allora è per me. Sono io la migliore amica di Olga.

CARLINO (off)

No. Succedono strane cose. Io vorrei starne fuori. Darò la lettera solo a quella che è venuta qui. Solo a lei. Glielo dica. E’ importante. Questione di vita o di morte.

RAMONA (al telefono)

Di chi? Di vita e di morte di chi? Vada alla polizia, no?

Ma la chiamata è stata già troncata. Ramona butta giù la cornetta irritata. Sente il rumore dello sciacquone del bagno e si volta di scatto.

Si avvicina alla porta del bagno e chiama

RAMONA

Meme?

Nessuno risponde. Ramona tenta la maniglia ma la porta resiste, sembra chiusa dall’interno.

Lucio, sei tu?

Nessuno risponde. Ramona, assalita da una rabbia improvvisa, dà una spallata alla porta che si spalanca: nel bagno non c’è nessuno. La finestra è chiusa. Ramona controlla la chiusura dell’uscio. Poi si passa una mano sulla faccia. Fa scrosciare un po’ acqua e si bagna il viso.

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